Il volonturismo, cosa c’è da sapere, riflessioni

Negli ultimi anni ha preso piede il volonturismo, ossia il volontariato in viaggio. Il termine nasce dall’unione di due parole: volontariato e turismo. Moltissime persone, soprattutto giovani, partono ogni anno con gli zaini pieni di buone intenzioni verso paesi in via di sviluppo, con lo scopo di vivere un’esperienza formativa e fare del bene. Spesso la spinta è il pensiero di essere nati dalla parte fortunata del mondo e il desiderio di aiutare chi non ha gli stessi privilegi. Sebbene questa motivazione sembri nobile, il volonturismo viene spesso criticato da operatori del settore sociale e destinatari delle buone azioni, poiché talvolta si tratta di un processo superficiale e non etico.
Ma cosa c’è di poco etico nel fare del bene? Di seguito, alcune riflessioni sul fenomeno.
Le motivazioni del volonturista
Generalmente, chi parte per un’esperienza di volonturismo desidera:
- Portare aiuti in paesi in via di sviluppo.
- Regalare sorrisi ai bisognosi.
- Contribuire economicamente al territorio ospitante.
- Donare giochi ai bambini poveri.
- Offrire vestiti a chi ne ha bisogno.
- Mettere a disposizione il proprio tempo per una buona causa.
Il volonturista vuole sentirsi utile e vivere un viaggio indimenticabile, un percorso di crescita che spesso assume una connotazione terapeutica. Tuttavia, il rischio di cadere nel white saviour complex (complesso del salvatore bianco) è sempre presente. Questo atteggiamento, spesso inconsapevole, rafforza l’idea che il mondo occidentale debba salvare popoli non bianchi, considerati passivi e bisognosi di aiuto. Il volonturista, quindi, diventa il protagonista della narrazione, beneficiando più di quanto non faccia realmente chi riceve aiuto.

Si può imparare a fare volontariato, ma non ci si può improvvisare.
CreditFoto di ray sangga kusuma su Unsplash
L’altra faccia del volonturismo
Molti viaggi di volontariato sono costosi e, spesso, i fondi raccolti non arrivano realmente alle persone che ne hanno bisogno. Questo porta a una riflessione importante: i soldi spesi per il viaggio potrebbero essere più utili se donati direttamente? Inoltre, è fondamentale chiedersi se si possiedono competenze adeguate per contribuire efficacemente ai progetti, come richiesto dalle ONG.
Un altro aspetto critico riguarda l’impatto emotivo sui destinatari dell’aiuto. Bambini che si affezionano ai volontari si trovano a dover affrontare continui addii, instaurando legami temporanei che possono risultare dannosi. Inoltre, si rischia di alimentare un circolo vizioso di dipendenza, piuttosto che favorire un vero empowerment.
Volonturismo e safari umani
Alcune esperienze di volonturismo si trasformano in veri e propri safari umani, dove le comunità locali vengono trattate come attrazioni turistiche, da osservare e fotografare senza reale coinvolgimento. Questa è una forma sottile ma ugualmente pericolosa di colonialismo bianco ed esibizionismo, dove chi aiuta diventa protagonista e chi riceve aiuto finisce per essere una semplice comparsa in una narrazione che non gli appartiene.
Trasparenza finanziaria e tracciabilità dei fondi
Spesso i fondi raccolti per iniziative di volontariato non sono tracciati adeguatamente. Questo rende difficile capire quanto realmente venga destinato ai destinatari finali. È fondamentale che le organizzazioni e i singoli volontari garantiscano la massima trasparenza, fornendo prove tangibili delle donazioni effettuate. Anche un semplice scontrino può fare la differenza, mostrando ai donatori come e dove sono stati utilizzati i loro soldi.
L’etica della fotografia
Un altro problema legato al volonturismo è l’uso delle immagini. Fotografare persone in situazioni di vulnerabilità può risultare umiliante per chi viene ritratto. Prima di scattare una foto, è essenziale chiedersi:
Se fossi io in questa situazione, vorrei essere fotografato?

Si possono comunque scattare fotografie rispettose collaborando con realtà etiche del volontariato e seguendo delle linee guida.
Credit Ray Sangga, Unsplash
Soluzioni etiche per un volontariato consapevole
Per chi vuole aiutare senza cadere nelle trappole del volonturismo, ecco alcune soluzioni etiche:
- Collaborare con ONG serie che richiedano competenze specifiche.
- Supportare progetti che promuovano l’autonomia e l’empowerment delle comunità locali.
- Donare direttamente a realtà affidabili.
- Evitare di pubblicare immagini che possano risultare umilianti o rafforzare narrazioni stereotipate.
- Partecipare ad attività di volontariato nel proprio paese, affrontando problemi locali prima di voler “salvare” altre comunità lontane.
It’s easier to go there and fix “their” problems than it is to fix problems in your own community
Dal profilo instangram @NoWhiteSaviours
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Conclusioni, risorse e spunti di riflessione
Per chi desidera approfondire il tema, consiglio:
- A Come un viaggio può cambiare la tua vita e quella degli altri. L’esperienza di Nicolò Govoni di Abigyle Alzetta dove potete trovare riflessioni interessanti e risorse preziose.
- Il cancro del volontariato: il volonturismo
- Il lato oscuro del volontariato internazionale e come rimediare (N. Govoni è molto ispirante e prezioso nelle sue condivisioni).
- White Saviorism il buon colonialismo articolo molto interessante di Rebecca Bellucci, ricco di fonti.
- Come fare volontariato in India un articolo del mio blog dove parlo di realtà che promuovono l’empowerment anziché la dipendenza.
- Elemosina in viaggio
- Alla scoperta del Monastero tibetano La Grotta del Sole
Per chi non ha facebook, pubblico uno stralcio di quanto scritto ne Il cancro del volontariato: il volonturismo:
La differenza è tutta qui. Quando un volonturista se ne torna a casa, non si lascia nulla di concreto alle spalle. E poi ne arriva un altro, e un altro ancora. Il volonturismo è fuffa ben impacchettata, il volontariato è responsabilità, e presa di coscienza, e cambiamento.

L’importanza del lavoro di squadra anche nel volontariato.
Unsplash Hannah Busing, Unsplash
La mia esperienza personale nel volontariato è maturata in una famiglia sensibile al tema e impegnata in prima linea, a partire dai miei nonni. Attraverso associazioni e percorsi di formazione, ho avuto modo di conoscere il volontariato da diverse prospettive. Ho imparato che chiunque può sbagliare, anche in buona fede, e che per fare davvero la differenza sono necessarie formazione continua e consapevolezza.
Ti aspetto nei commenti per proseguire la riflessione insieme oppure via mail a hello@drinkfromlife.it
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Alla prossima puntata con DrinkFromLife!
Sara