Destinazione Rishikesh
Arriviamo a Rishikesh all’alba e percorriamo molta strada a piedi con gli zaini pesanti. I miei due compagni di viaggio hanno voglia di camminare ma io non sono in vena dopo una notte stancante. Inoltre mi sento debole per via della dissenteria e sono a digiuno. Quando non sto bene preferisco non mangiare nulla e ogni volta si rivela la scelta azzeccata. Cammina cammina, c’è’ un vento sferzante e arriviamo al ponte di Laxman Jhula. Quante volte l’ho visto in foto!
Eppure sono proprio qui ed è deserto. Attraversiamo il ponte sospeso su un Gange cristallino, il vento lo muove al nostro passaggio e un lieve dondolio ci accompagna per tutto il tragitto. Iniziamo a cercare un posto in cui dormire e dopo mille peripezie finiamo a Ram Jhula. Sono stanca e demoralizzata ma passa un uomo accanto a noi e ci dice il nome di una guesthouse. Poi sparisce nel nulla.
Andiamo proprio lì e per me è un sogno! Un posto accogliente, pulito, con le camere colorate. La proprietaria è una donna indiana bella e simpatica. Abbiamo un letto! C’è anche una cucina comune e una yoga hall e siamo circondati dalle montagne dell’Himalaya. Che meraviglia!
A scuola di yoga
Nei giorni successivi io e Gio cerchiamo una scuola di yoga. La troviamo e ci trasferiamo nella guesthouse riservata agli studenti. Per un mese vivremo lì, insieme a ragazzi e ragazze di tutto il mondo. Rishikesh – che significa terra dei rishi, i saggi – è una piccola oasi di pace. Ho raccontato qualcosa direttamente da lì in questo post.
Seguo i ritmi serrati della scuola di yoga, osservo quello che si scatena dentro di me attraverso il soggiorno in India e il lavoro sul corpo, trascorro ogni giorno lunghi momenti sulle rive del Gange a lasciar andare, chiedere risposte, porgere offerte floreali alle acque.
Elargire un’offerta di questo genere per me equivale a liberare il potere dell’intenzione, fare una preghiera di ringraziamento, collegarmi alle tradizioni locali. Nonostante i compagni e le compagne di corso siano esseri splendidi e calorosi alle volte ho bisogno di stare da sola. Inoltre viaggiare con il proprio compagno non è sempre semplice, ci si ritrova a condividere tutto il tempo, a volte in situazioni limite, straordinarie rispetto alla vita in Italia.
Il viaggio è una bella palestra individuale e di coppia. Che sia una coppia di amici, fratelli, fidanzati. Eppure si sviluppa una conoscenza profonda, si vivono anche momenti indescrivibili che altri non possono comprendere. Come spieghi l’impatto che alcune scene, esageratamente strambe, in India hanno su di te?
E soprattutto, come spieghi l’India a chi non l’ha vissuta?
Il mio mese a Rishikesh scorre tra yoga, movimenti interiori e momenti al fiume. Nascono delle amicizie importanti, come quella con Isabella, una ragazza italiana e Ingrid, una fatina svedese. Eppure ogni compagno e compagna di viaggio del percorso di yoga mi ha lasciato qualcosa di rilevante.
Studiare yoga in India è il massimo che si possa desiderare, impregnati in quell’energia atavica e immersi nel fulcro delle tradizioni. Rishikesh è considerata la Capitale Mondiale dello Yoga e di scuole ce ne sono una a ogni metro. Per scegliere quella giusta è bene affidarsi all’istinto e al buonsenso.
Se c’è un posto che amo, oltre alle rive del Gange e una piccola spiaggia quasi deserta dalla sabbia argentea, è l’ashram dei Beatles, immerso nel verde selvatico e caratterizzato da piccole casette di meditazione. Si può respirare ancora l’energia della meditazione…
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Qualche informazione sui luoghi
Se vai a Rishikesh sappi che, oltre la cittadina, ci sono due zone che corrispondono rispettivamente al ponte Laxman Jhula e Rham Jhula. La prima è più turistica. Qui non mancano locali, negozi ed è collegata a Tapovan, che si trova dall’altra parte del ponte. Tapovan è una zona molto vivace e turistica, qui c’è l’ashram del Kriya Yoga dove ho soggiornato. Ma di questo te ne parlerò più avanti 🙂
E poi c’è Ram Jhula, dove ho vissuto un mese. Si tratta della parte più antica, ricca di ashram come quelli dei Beatles. Qui i negozi e i locali sono pochi ma buoni. Ogni sera davanti a Parmarth Niketan ashram si svolge, sui ghat (le scalinate che scendono sul Gange) una puja toccante e scografica. Si tratta di una rito molto sentito in India, assolutamente da non perdere.
Noi occidentali, estranei alle tradizioni, possiamo sempre svolgerla come un ringraziamento alla vita.
Prossima tappa, prossima settimana.
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Mi vengono i brividi a scrivere perché in questo momento sto ascoltando *Across the Universe* di George Harrison che non ascoltavo da anni, ci credi???? L’ho recuperata dal mio vecchio hard disk, perché pensavo – basta con questi sterili discorsi sui conflitti e gli scontri di civiltà… e poi prima di spegnere il pc, dopo una giornata di lavoro, passo da te per leggerti e trovo questo post! (e questo posto). Beate felici coincidenze. Luce, anywhere
Adoro questa canzone ** Amo queste coincidenze luminose. Oggi sono ripassata nel tuo blog, ho un po’ di post arretrati da leggere <3 E il tuo libro da acquistare <3 Luce a te
ps. tra l’altro stavo traducendo delle testimonianze dei fedeli di Swami Kriyananda. Buonanotte!
Meraviglia!