Il mio volontariato in India
Spesso capita di ricevere delle mail in cui mi vengono richieste informazioni sul volontariato in India, e in generale, così ho deciso di scrivere questo post per raccontare la mia esperienza. Alcuni anni fa, insieme a mio fratello Matteo, sono partita verso l’India. La nostra idea era di svolgere un mese di volontariato a Varanasi e poi viaggiare per i restanti 3 mesi. Un bel programma, vero?
Nostro padre non era entusiasta all’idea di vedere 2 dei suoi figli partire per un luogo così lontano e, secondo i mass media, molto pericoloso. La nostra nonna materna era, invece, piena di entusiasmo per la nostra nuova avventura. Ci siamo organizzati, abbiamo preparato gli zaini e siamo partiti, pochi vestiti nello zaino ma tanto materiale raccolto, da consegnare al progetto e buone speranze.
Volontariato in India a Varanasi
Mesi prima, vagando sul web alla ricerca di esperienze di volontariato in India, mi sono imbattuta in una pagina facebook che aveva avviato un progetto a Varanasi, in India del Nord, con le persone che vivono per strada, i reietti della società indiana. Sebbene l’India abbia ufficialmente abolito le caste – e questo è già un enorme passo in avanti – esse, come fenomeno sociale e umano, esistono ancora. Se non ufficialmente, le caste esistono in tutto il mondo: anche in Italia abbiamo i nostri Intoccabili, solo che li chiamiamo Senzatetto.
Dopo il primo contatto virtuale, c’è stato un incontro dal vivo. Ero fortunata perché la persona che mi aveva risposto, viveva a pochi chilometri da casa mia. Dopo qualche mese eravamo sullo stesso aereo con Matteo e un altro volontario, direzione Varanasi una delle città più antiche sulla Terra. A Delhi, prima tappa del viaggio, si unì a noi una donna cilena che mi aveva contattata su facebook e, una volta saputo del viaggio, aveva deciso di unirsi al progetto.
Esperienza sul campo
Ricordo ancora i primi istanti ad Assi Ghat, l’incontro con le famiglie dello slum, la baraccopoli. Il cuore del progetto era ad Assi Ghat, una delle scalinate che scendono al sacro Gange, fiume che per gli induisti è un’entità femminile benevola da venerare. Sarà stata l’emozione dell’incontro, l’energia della Mamma Ganga (altro nome del fiume) che sono scoppiata immediatamente in lacrime vicino la sua sponda.
I giorni successivi all’arrivo sono stati molto impegnativi e pieni. In realtà non facemmo solo quello per cui ci eravamo messi d’accordo prima di partire. C’era sempre tanto da fare: lavare i bambini, insegnare a svolgere dei lavoretti artigianali, accompagnarli a mangiare, giocare con loro, insegnare alle mamme come lavare i panni e altre cose che nessuno gli aveva mai spiegato come fare. I bambini erano molto spontanei e desiderosi di carezze e abbracci, giocherelloni e vivaci. Le mamme energiche e operose. Successivamente c’è stata la fase di trasferimento dalla scuola di strada alla scuola fisica – una casa – e anche questa fase è stata a tratti divertente, impegnativa, sconvolgente e sempre necessaria. Il lavoro da fare non finiva mai!
Ricordo ancora i volti dei bambini e con alcuni, come Priya (che in hindi significa amore), si è stabilito un legame così delicato e profondo in quei giorni che mi chiedo sempre come sta, cosa faccia, se è felice. Devo ammettere che l’esperienza è stata molto dura e mi ha messa a dura prova.
Perché fare volontariato in viaggio?
Alcune persone mi scrivono credendo, erroneamente, che fare volontariato significhi viaggiare gratis o fare un’esperienza meravigliosa (è tostissimo e noi lo abbiamo scoperto sul campo, almeno per la nostra esperienza ed eravamo in 4 tutti della stessa idea).
Quindi se questa è la tua idea, lascia stare. In realtà nessun ente, che io sappia, coprirà mai le spese ai volontari perché questo vorrebbe dire privare i fondi a chi ne ha davvero bisogno. Sicuramente non significa viaggiare gratis o fare un’esperienza da favola, altro errore. Ho trovato enti che, anzi, chiedevano una quota di partecipazione giornaliera al volontario, anche abbastanza alta. In questo caso si va ad alimentare un ingranaggio di volonturismo che non so quanto possa giovare al bene comune.
Non voglio entrare nel merito di questi meccanismi ma durante la mia esperienza a Varanasi è stato richiesto ai volontari solo tempo a disposizione e amore da donare. E questo è un punto a favore. Sebbene vitto e alloggio fossero a nostro carico, abbiamo accettato il consiglio riguardo una guesthouse in cui soggiornare, vicina al progetto. In questo modo noi volontari eravamo tutti vicini, nella stessa struttura, e potevamo aiutarci anche per le piccole questioni pratiche del quotidiano. Per il resto dovevamo solo provvedere alle spese giornaliere che in una città come Varanasi sono davvero irrisorie.
Fare volontariato in India, o all’interno di realtà delicate, è un’esperienza molto forte perché entrano in gioco diversi fattori: culturali, sociali, umani. Ma anche ferite nostre che non sapevamo nemmeno di avere e si aprono. (Niente a che vedere con le esperienze che avevo avuto in Italia). Richiederà il massimo dell’energia e dell’impegno e si deve essere molto centrati sul lavoro, senza tralasciare i rapporti umani e quindi il cuore. L’altra faccia della medaglia è il calore umano che si riceve e che, giuro, non ho più ritrovato in nessun contesto per molto tempo.
Donando si riceve
Stare a contatto con nuove realtà può essere scioccante e, per me, lo shock culturale indiano ha raggiunto dei picchi quando vedevo, i miei nuovi amici, sorridere per cose che in Occidente sono considerate da poco o date per scontato. Noi siamo capricciosi, ci lamentiamo per niente, che ci piaccia ammetterlo o no. Magari andiamo in tilt nel traffico o ce la prendiamo se l’amica o il fidanzato visualizza il messaggio su whatsapp e non ci risponde all’istante. Questa esperienza mi ha insegnato tantissimo e continua a farlo, a distanza di anni.
Ricordo che, quando noi volontari insegnavamo loro qualcosa di pratico, gli amici del progetto erano talmente bravi da cogliere le occasioni al volo, da impegnarsi tantissimo e accedere pienamente al loro canale creativo diventando più bravi di noi. Era come se pensassero: “La Vita mi ha dato questa occasione e non me la lascio sfuggire. Mi impegno e faccio tutto il mio meglio, e anche di più”.
Svolgere un periodo di volontariato in India, o in un altro paese nel mondo, significa anche intraprendere un viaggio profondo alla scoperta di noi stessi e degli altri, creando ponti di solidarietà. Incontrare culture differenti, entrare nel tessuto sociale di un paese, conoscendone le diverse sfumature. Però è importante non farlo in modo superficiale e non trasformarlo in una sorta di zoo umano da ostentare sui social media, rafforzando il white saviour complex.
Suggerimenti pratici
Per risparmiare sul biglietto aereo puoi monitorare i voli su motori di ricerca come Momondo e prenotare la migliore offerta. Non dimenticarti di fare il visto. Puoi optare per un visto a lunga durata, da fare a Roma presso l’ambasciata (dove depositare da quest’anno le impronte digitali) e l’e-Visa elettronico, semplice e veloce, da richiedere comodamente da casa.
È bene documentarsi sul paese ospitante prima di partire, studiare. Capire come comportarsi, qual è il giusto abbigliamento da indossare e non avere aspettative particolari. Farsi spiegare bene dall’associazione quali sono i ruoli e i compiti da svolgere. Durante il periodo di volontariato, ma non solo, è anche importante prendere consapevolezza dei propri limiti, saper dosare le energie. Nutrirsi bene e dormire il necessario è importante. Se ci si sente stanchi o deboli è meglio rimanere in camera. Il mondo non crolla se ci prendiamo una pausa per ricaricarci.
Anche la scelta della camera è importante. Con Matteo e altri 2 volontari avevamo scelto, per risparmiare, 2 camere comunicanti con il bagno in comune. Erano tra le più squallide e fredde della guesthouse. Questo, a lungo andare, si è rivelato fonte di diversi disagi tra cui la scomodità, la mancanza di privacy e tensioni tra noi dovute alla stanchezza. Quando sei in un posto difficile come Varanasi per un lungo periodo, e in più stai lavorando o facendo volontariato, una camera pulita e confortevole è molto importante perché diventerà il proprio rifugio dal mondo. Quindi non fa niente spendere qualche rupia in più, sono rupie risparmiate in salute fisica e mentale. 🙂
Volontariato in India: conclusioni
A distanza di anni, dall’esperienza di volontariato in India, le famiglie che ho conosciuto hanno fatto ulteriori passi in avanti. Prendendo parte al progetto hanno imparato a svolgere dei mestieri, iniziando a guadagnare qualcosa. Sono stati seguiti nei vari processi di cambiamento e molti di loro non vivono più per strada.
Sono avvenuti dei miracoli perché le famiglie hanno cambiato casta, cosa che sembrava impossibile. In questo caso i miracoli sono stati svolti dalle persone, dall’impegno di tanti, dalla voglia di riscatto e di mettersi in gioco. Successivamente, ho deciso di lasciare questo progetto, motivo per cui non lo nomino, perché non mi sono più sentita in sintonia con l’organizzazione. Così hanno fatto gli altri volontari che erano con me. Succede, si cresce e quello che risuonava con noi, un tempo, non risuona più. Resta una parentesi importante nelle vite di tutti, credo.
Ho poi scoperto una bellissima realtà che opera in India, con la quale collaboro come volontaria e che condivido nell’articolo Come fare volontariato in India
Nel frattempo, sono anche diventata volontaria nella Croce Rossa e questo mi rende molto fiera del mio percorso.
Le foto inserite in questo articolo sono state scattate da un fotografo professionista impegnato sul progetto, con il permesso dei soggetti e la consapevolezza delle famiglie che esse sarebbero servite a testimoniare il progetto su internet. In ogni modo i bambini, nel frattempo, sono cresciuti. Tutto questo è molto importante da specificare.
Hai svolto esperienze di volontariato in India? O in altri luoghi? Qual è stata la tua esperienza? Ti leggo, puoi scrivere nei commenti oppure a hello@drinkfromlife.it
A presto con drinkfromlife!
Sara Chandana
Bellissimo e toccante questo tuo post….sei una persona speciale e ti ammiro molto.
Grazie di cuore 🙂
Mi fai emozionare.
il volontariato è sempre una bella cosa per andare a farlo all’estero ci vuole coraggio avete tutta la mia stima
Grazie Silvia, in realtà per me fare volontariato è un dovere. Non mi sento speciale per questo. Sono cresciuta in una famiglia in cui i nonni facevano volontariato e lo hanno trasmesso a tutti. Lo trovo un modo di vivere senza solo prendere ma non per forza deve essere volontariato “ufficiale”, ci sono tanti modi per donare. 🙂
Il tuo post é cottante e commuovente, quello che fai é veramente bello. Ti stimo tantissimo
Che belle iniziative, di quelle che fanno bene al cuore
Io ho fatto un’esperienza di volontariato in Kenya con un’associazione locale. Siamo partite in 7 ed è stata davvero un’esperienza che rimane nel cuore. Soprattutto il contatto con i bambini. La consiglio davvero a tutte/i.
A me l’Africa manca ancora, in generale è una terra alla quale guardo con molta attenzione e rispetto. Mi piace ascoltare o leggere i racconti di chi ci è stato. È bellissimo quello che avete fatto e, dalle tue parole, arriva l’importanza che ha avuto per te questa esperienza.
fare volontariato in giro per il mondo è un ottimo modo per fare delle esperienze indimenticabili! In genere io mi affido a workaway, che è un volontariato di tipo diverso. questo che hai descritto è molto più toccante
Un’esperienza davvero unica e che ti aiuta a crescere
Io non ho mai fatto volontariato in viaggio, perché a causa del lavoro di mio marito non riesco a prendermi mai periodi così lunghi lontani da casa, io potrei lavorare invece ovunque, quindi spero davvero che un giorno riesca a organizzarmi per fare un viaggio così bello come quello che permette di fare del volontariato.
Che bello leggere racconti di esperienze di volontariato! Io ho fatto un’esperienza simile alla tua in Senegal ed è vero, ti cambia la vita. Penso sia un’esperienza che dovrebbero fare tutti…
Bell’esperienza. Fare volontariato credo sia donarsi completamente a chi si va ad aiutare ed in effetti è assurdo pensare che tutto si possa fare gratis. Chi fa volontariato è anche in grado di reperire ciò che manca in queste zone e di certo non lo fa a tasche vuote ma impegna quello che ha per migliorare lo stile di vita che trova! Complimenti!
Mi piacerebbe molto fare un’esperienza simile, arricchente sicuramente. magari quando i figli saranno grandi…
Vi ammiro moltissimo per l’amore che avete scelto di dedicare a queste popolazioni, è così raro leggere di storie così altruiste.
Ammiro tantissimo la tua scelta e come ne parli.. davvero tocca il cuore! È una di quelle cose che vorrei tanto fare
Grazie mille Diletta! 🙂
E lo farai, anche per me era un desiderio forte.
Bellissimo articolo, e bellissima esperienza. Ammiro molto la tua decisione, la tua esperienza e anche il coraggio di condividerla! Complimenti, un bellissimo esempio
Grazie mille Martina, per la tua sensibilità. Sono esperienze che ti cambiano nel profondo.
Un’esperienza di vita che sogno da molto di fare ma ammetto che non ne ho ancora avuto il coraggio. Questo tuo post mi ha aiutata a chiarire molti dubbi che avevo e spero di dedicarmi presto anch’io al volontariato che aiutare gli altri è la cosa più bella.
Ciao! Vorrei fare un’esperienza di volontariato negli slums. Con quale associazione sei andata? Ne hai altre da consigliarmi?
Grazie mille 🙂
Ciao Cecilia 🙂
Ti suggerisco di leggere questo post https://drinkfromlife.it/come-fare-volontariato-in-india/
adesso sono volontaria per Namastè, trovi tutti i riferimenti nel post 😀
Ciao, complimenti per il post! Come si chiama l’associazione a Varanasi con cui hai fatto volontariato?
Grazie
Grazie Camilla 🙂
Adesso preferisco consigliare Namaste che opera nel Sud dell’India.
Li trovo molto carini e trasparenti. Trovi un articolo sul blog se cerchi con la lentina.
Un abbraccio,
Sara