Valle dell’Ourika Marrakech
La Valle dell’Ourika è distante 30 chilometri dalla colorata Marrakech, la città giardino.
Chi ha voglia di avere la sua base a Kech, nell’arco di un viaggio, può decidere di fare le escursioni giornaliere, nei luoghi vicini. Ourika è il nome del fiume che ha la sua foce tra le montagne dell’Alto Atlante. Qui vive parte della popolazione Amazigh, il cui significato è uomini liberi. Noi conosciamo maggiormente il termine Berbero, nato con connotato dispregiativo, ma fortunatamente ha perso questa accezione (molti si presentano direttamente come Berberi, alcuni se la prendono, mentre altri fanno spallucce: è una parola come un’altra).
Il paesaggio della valle può essere disarmante, per via della sua bellezza ancestrale (in verità caratteristica del Marocco che presenta paesaggi naturali indimenticabili). Ho amato molto visitare la Valle dell’Ourika, serbo dei bellissimi ricordi. Inoltre, la sua visita scandisce anche un momento importante della mia vita, quasi a sancire nuove consapevolezze di cui questa terra è stata testimone. Suggerisco di andarci con un tour organizzato, magari muovendosi con un piccolo gruppo, o un tour privato, per sostenere i lavoratori e le piccole imprese locali, al posto di un viaggio fai da te.
Conoscere la Valle dell’Ourika
Il mio tour nella Valle dell’Ourika è iniziato verso le 9.00 del mattino: è passato un taxi a prendermi nei pressi del riad in cui alloggiavo in medina e mi ha portata davanti al Grand Hotel Tazi (che si trova al centro di Marrakech in Prince Moulay Rachid, vicino la folcloristica piazza Jemaa El Fna) per unirmi ad altri viaggiatori. Ho lasciato il taxi per un piccolo pulmino, dotato di tutti i comfort. Ero l’unica viaggiatrice solitaria, oltre a me c’erano una coppia di turisti francesi, sulla sessantina, viaggiatori consumati, e tre 4 simpatici e gentili ragazzi spagnoli.
Le tappe
Ci siamo fermati, come prima tappa, in un punto panoramico e poi in un villaggio Amazigh. Ho amato camminare a piedi tra le stradine del villaggio, guardando le montagne dell’Alto Atlante ergersi maestose e illuminate dal sole. La nostra guida ci ha portati in visita di una signora berbera, a casa sua.
Nella zona recintata, antistante l’abitazione, c’erano gli animali e dei tappeti appesi sui fili del bucato, per mostrarci come vengono realizzati, con una tecnica di riciclo, e il piccolo hammam della casa. Ci siamo accomodati fuori, su linde sedie di plastica, e la signora ci ha preparato il pane berbero direttamente sul fuoco, mentre noi sorseggiavamo un buonissimo tè alla menta, assaporando una squisita colazione tradizionale.
La signora era molto accogliente, mi ha chiamata per una foto insieme, altrimenti avrei lasciato stare. A volte è meglio mettere da parte il telefono.
Poi siamo ripartiti nel nostro percorso e la tappa successiva è stata la sosta, tra le montagne, in una cooperativa di argan, pianta autoctona del Marocco, dove abbiamo visto una signora fare una piccola dimostrazione della lavorazione e potevamo acquistare i prodotti. Ne ho approfittato per regalarmi una crema all’argan. Mi è tornata utile nel deserto e in Italia.
Viaggi organizzati sì o no?
Un viaggio di gruppo organizzato in questo modo, con un piccolo numero di partecipanti e ritmi lenti, mi è piaciuto molto. Ho iniziato a viaggiare in gruppo proprio in Marocco, perché mi sono ritrovata, spesso, a muovermi in solitaria. Così, per raggiungere alcune mete, mi sono aggregata ad esperienza organizzate che mi hanno permesso di rivedere alcune convinzioni, in merito, e gradirle.
Tappe finali
Quando siamo ripartiti ho continuato ad ammirare il paesaggio sfilare fuori dal finestrino, siamo stati fortunati perché il tempo era bellissimo.
Arrivati al punto più turistico in Valle dell’Ourika, proprio sulla riva del fiume sono stata colpita dai divanetti realizzati per rilassarsi in natura, incastonati con grazia, vicino al fiume: mi ricordavano alcune situazioni simili in India, significa che questi popoli sanno come rilassarsi, fondamentale per il benessere della persona.
Avevo visto tante foto sui social, di questo luogo, ma dal vivo è ancora più caratteristico. La guida mi ha chiesto se avessi veramente intenzione di camminare con la mia borsa al braccio, sul momento non ho capito. Non era una semplice passeggiata? Lì ti accorgi che a volte le barriere linguistiche creano dei malintesi (a volte succede nella nostra stessa lingua!), infatti mi sono fatta una risata dopo. Infatti, dopo aver attraversato un piccolo passaggio sul fiume, ci siamo inerpicati in altura, attraversando un piccolo bazaar dove gli artigiani vendevano souvenirs: pietre, oggetti in legno, anche tappeti.
Un piccolo trekking
Quando inerpicarsi è diventato più impegnativo mi sono resa conto che la borsa era veramente fastidiosa, ma questo non mi ha impedito di essere in cima al mio gruppo per il trekking, suscitando lo stupore della guida. Niente di cui vantarsi, a casa in Salento sono abituata fin da piccola a muovermi sugli scogli e, in passato, ho fatto trekking spinti per anni.
Siamo arrivati alla cascata per fermarci nel localino adiacente e poi continuare a salire per un altro tratto, prima di scendere dall’altro lato, Tutto questo respirando l’aria pulita a pieni polmoni e ammirando un paesaggio naturale incantevole.
Pranzo al fiume
Prima di ripartire verso Marrakech, abbiamo pranzato sulla riva dell’Ourika. Ho apprezzato la delicatezza della guida che ha proposto alla coppia francese di pranzare insieme a me, per non lasciarmi sola. Per me non sarebbe stato un problema, ma è stato piacevole chiacchierare con una coppia di viaggiatori, scoprire che amavano l’India e viaggiavano tantissimo.
Mi hanno raccontato di essere stati in viaggio a Cuba, quando è scoppiata la pandemia e di essersi ammalati, a turno, di covid lì. Quando viaggiamo da soli, non siamo mai soli, è vero. Ci sono sempre persone interessanti da incontrare, incontrare quella coppia, in quel determinato momento della mia vita, è stato veramente importante.
Durante il trekking, avevo notato che indossavano due magliette con messaggi che sembrava parlassero solo a me: work on it e the best is yet to come. Perché, nonostante stessi facendo questa bellissima gita, stavo lavorando su qualcosa che mi aveva segnata. In quello stesso viaggio, work on it mi diceva la vita. Eppure mi chiedevo cosa fosse quel the best is yet to come, cosa sarebbe accaduto di così fantastico? Mi sentivo veramente disincantata. Ma vi posso assicurare che è arrivato e che mesi dopo, in un negozio, ho trovato degli adesivi con esattamente la scritta the best is yet to come, un messaggio di speranza e fiducia che ho appiccicato sul mio notebook.
Consigli
Per partecipare a questo tour suggerisco la bassa stagione, clima permettendo o comunque i giorni fuori dal weekend per evitare il sovraccarico di turisti in un luogo e causare overtourism.
Inoltre:
- Abbigliamento comodo
- Scarpe comode
- Borraccia
- Voglia di fare un piccolo trekking
- Zainetto in spalla per avere le mani libere, ci sono tratti in cui ci si tiene alla roccia
- Dirham per le mance
Non sai con chi partire?
Puoi scrivermi a saharaviewtours@gmail.com
Sul nostro sito in italiano, in costruzione, puoi già visionare alcuni itinerari.
Alla prossima puntata con drinkfromlife!
Sara