Kumari la Dea Bambina | Nepal
Kumari, la dea bambina del Nepal, è la personificazione vivente della divinità indù Taleju, meglio conosciuta in Occidente come Durga. Sto per raccontarvi una storia misteriosa e non priva di punti interrogativi.
Buona lettura.

Per circa un mese, a cavallo tra dicembre e gennaio 2014-2015 ho vissuto a Varanasi, India, con Giovanni, Matteo e Lisselotte. Vivevamo nella stessa guesthouse, in un vicolo solitario, nei pressi di Assi Ghat. Avevamo le stanze comunicanti, prive di ogni comfort, con la porta tra le due sempre aperta.
Dopo un po’, stanchi di varie situazioni, decidemmo di lasciare la città prima del previsto. Matteo e Lisselotte stabilirono di proseguire il viaggio in Nepal, io e Giovanni scegliemmo di dirigerci a Goa, in treno. Andammo a vivere in un ashram ecostenibile nella giungla, per aderire a un programma avanzato di meditazione.
M. e L., in Nepal, si fermarono a Kathmandu, trascorrendo il tempo esplorando, fotografando, meravigliandosi della bellezza antica di luoghi che poi, subito dopo il loro rientro a casa, rispettivamente in Italia e in Cile, furono distrutti da un terribile terremoto.
Un giorno, durante il loro viaggio lento, con le reflex sempre al collo, si resero conto che qualcosa di strano stava accadendo a pochi passi da loro. Andarono subito a vedere per ritrovarsi davanti scene rare e inconcepibili per una mente occidentale.
L’incontro con Kumari, la Dea bambina
Una minuta bambina, dalla delicatezza quasi ultraterrena, avanzava in braccio a un abitante del luogo, circondata da uno stuolo di uomini, in processione.

Aveva lo sguardo assente, dava l’impressione di essere altrove. Trasmetteva soggezione.
Improvvisamente, i suoi occhi si posarono su quelli di Matteo, in quel momento ignaro di ricevere, agli occhi dei devoti, una benedizione a vita da parte della Kumari, la Dea bambina, in quel caso la piccola Matina Shakya.

Matina venne scelta nel 2008 quando aveva solo 3 anni. Ha vissuto per ben 9 anni come dea vivente, allontanata dai suoi cari, familiari e amici, riverita come una statua in carne ed ossa. Alla comparsa delle prime mestruazioni, secondo la tradizione allontanerebbero la dea dal corpo della prescelta, è stata prontamente sostituita da una nuova dea entrante. Così è tornata alla vita normale.
La selezione della Kumari
La Kumari viene selezionata dal clan buddista Shakya secondo un lungo processo. Il rituale segue delle regole molto antiche e complesse, tramandate nei secoli da sacerdoti e astrologi. Intorno alla figura della Kumari esistono diverse leggende, risalenti anche fino 2.300 anni fa. Inoltre, esistono varie Kumari contemporaneamente, in luoghi diversi, ma la Dea Vivente di Kathmandu è considerata l’energia più potente.

Oltre ai requisiti fisici (tenete conto che queste bambine vengono analizzate da capo a piedi da un team di monaci uomini) la bambina dovrà superare prove di paura al buio, scary room test. La più forte si chiama Black Night: avviene durante il festival induista di Dashain.
108 buffali vengono sacrificati in onore della dea Kali. La bambina, viene portata nel tempio di Taleju e lasciata tra teste di bufali illuminati dalla luce delle candele, mentre uomini mascherati danzano.
Se reagirà con coraggio, ossia senza spaventarsi e gridare, avrà superato la prova.
Infine, dopo vari test, sarà sottoposta a lunghi rituali tantrici segreti di purificazione del corpo e della mente, con i monaci.
She is taken by the priests to undergo a number of secret tatric rituals to cleanse her body and spirit of her past experiences. Once these rituals are completed, Taleju enters her, and she s presented as the new Kumari.
Wikipedia
Non sarà un po’ troppo per una bambina?
La vita della Royal Kumari
Kumari, la dea Bambina, non può più vedere la sua famiglia. Le viene concesso solo giocare con le bambine della stessa casta. Non riceve una vera e propria istruzione, perchè considerata onnisciente. Deve imparare a trattenere le sue emozioni e incutere soggezione attraverso lo sguardo. Infatti, è proprio questo che si respira in sua presenza. Soggezione.

Fuori dal palazzo i suoi piedi non possono toccare terra, per questo viene portata in braccio. Ha l’obbligo di adempiere sempre alle cerimonie, di vestire di rosso, con un terzo occhio di fuoco disegnato al centro della fronte.
Il ritorno alla normalità
Quando arriva il menarca, secondo la superstizione, la Dea lascia il corpo della bambina che può, finalmente, tornare dalla sua famiglia. Viene, quindi, sostituita. La bambina, inizialmente, viene comunque venerata dalla popolazione.
Si dice che chiunque sposi una ex Kumari sia destinato a morire entro 6 mesi dalla data del matrimonio. Un peso abbastanza pesante da sostenere per una giovane che ha vissuto in modo alquanto singolare e misterioso.
La testimonianza di una ex Kumari
Rashmila Shakya, nata nel 1980, è stata Kumari dal 1984 al 1991.
Nel libro autobiografico From Goddes to Mortal: the True Life Story of a Former Royal Kumari – scritto con Scott Berry, racconta la sua esperienza da Dea vivente. Attraverso il libro ha provato a cambiare la percezione dei devoti intorno l’intera questione.
È necessario avere consapevolezza nei confronti di un percorso che forse, per le bambine coinvolte, non è luccicante come appare all’esterno. Uno strano impasto tra innocenza e potere.
Rashmila ha rotto la superstizione intorno questa figura e si è sposata. Oggi è anche inegnere del software e direttrice del programma di Child Workers in Nepal, NGO, che si occupa dei diritti dei bambini.
Conclusioni
Conoscere culture, rituali e codici totalmente diversi dai nostri può aprirci la mente, far cadere convinzioni forti. Oppure possiamo sentirci lontani da tradizioni antiche e, forse, alienanti per chi le vive in prima persona.
Ci sono voluti 5 anni per condividere queste rare foto, aspettare ci ha però permesso di maturare delle nuove consapevolezze.
È sempre bene mantenere vive le tradizioni e lasciarle immutate nel tempo?
Grazie a Matteo Benegiamo per averle custodite fino ad oggi. Alla prossima puntata con drinkfromlife.
Sara Chandana









Mah Sara per quanto possa capire e rispettare le tradizioni di altri popoli, questa è una di quelle che non accetto. Povere bambine.
Cara Maria, se non si fosse capito sto facendo conoscere questa storia per portare attenzione su questa tradizione e modificarla. Le cose non cambiano finchè non vengono portate alla luce.
Complimenti Sara! Ho letto proprio la scorsa settimana un reportage sul Nepal in cui l’autore accennava alla dea Kumari che mi aveva molto attratta e poi arrivi tu con questo articolo! Foto oltremodo meravigliose, complimenti anche a tuo fratello!
Grazie Elisa, trovo sempre affascinante questo genere di coincidenze.
E sono contenta che ti piacciano le foto. Un abbraccio.
Onestamente ho trovato il racconto inquietante: ad esempio la parte con la bambina circondata dai teschi degli animali con gli uomini che ballano all’esterno, sembra la scena di un film horror.
Pensa che non ho raccontato la prova successiva. Per questo mi chiedo se sia giusto lasciare alcune tradizioni incontaminate.
una storia bellissima, mi piace scoprire le usanze e le tradizioni di luoghi diversi dal mio, deve essere qualcosa di davvero unico poter fare un viaggio in Nepal e incontrare la dea bambina
A noi è sembrata una storia abbastanza triste, abbiamo condiviso non nascondendo alcuni i punti interrogativi. Sono comunque contenta tu abbia apprezzato l’articolo, frutto di esperienza e ricerca.
Che storia particolare, anche se molto triste Non riesco a capire perché togliere una bambina a alla famiglia solo perché considerata divinità!
Io non vedo l’ora di leggere il libro con la testimonianza della ex Kumari e poi saprò dirvi di più, forse.
IO negli occhi di questa bambina vedo solo tanta tristezza. Infinita tristezza. Usata come un giocattolo. Lo trovo atroce. Povera creatura innocente strumentalizzata in questo modo assurdo. E spero che non subiscano altre vessazioni, come droghe e stupri. Ahimè!
Ho condiviso la storia, nonostante anche in me susciti emozioni contrastanti, per portare un po’di luce. Sollevare qualche interrogativo, senza fare congetture che non servono a mio avviso.
A me metterebbe un’ansia pazzesca vederla con quello sguardo. Ne avevo già sentito parlare ed è una tradizione che non condivido del tutto. Si parla sempre di bambini che dovrebbero vivere con spensieratezza
Se pensiamo che vengono educate a trattenersi e incutere soggezione. Questa forma di buddismo, ce ne sono tante, non la comprendo.
Sai che non conoscevo questa tradizione? Devo dire che è sempre affascinante apprendere modi di vivere e di pensare diversi ma immedesimandomi in questa bimba, mi fa tanta tenerezza e compassione. Non penso sia per lei facile vivere così e non so quanto possa tornare alla normalità dopo.
Sono d’accordo. Ho preso a cuore la vicenda. A volte preferisco parlare di cose scomode per farle conoscere.
E’ incredibile quanto siano diverse e lontane da noi certe culture. La storia che hai raccontato è molto interessante ma non riesco a non vederla come una forma di violenza e sopruso verso una piccola creatura innocente costretta a subire queste atrocità che la segneranno per tutta la vita. Grazie comunque di averla condivisa perché, anche se non mi piacciono questi riti, è sempre utile conoscere per farsi un giudizio personale.
Ho scritto questa storia dopo 5 anni proprio perché è molto delicata e strana.Sollevando l’interrogativo finale. Divinità o no è pur sempre una bambina.
Che storia particolare. L’avevo già sentita, ma non avevo nai approfondita. Grazie mille per le informazioni
Sai che non conoscevo questa storia. Grazie mille per averne parlato.
Grazie a te, molto gentile!
Assolutamente non ero a conoscenza di questa tradizione e della dea bambina ,sono rimasta molto colpita da questa storia da una parte sono curiosa sulla vita che conduce la dea bimba e dall’altra ho paura che dietro questo teatrino ci siano restrizioni o violenze … scusami ma sono malfidata per carattere.
Non è una tradizione conosciuta dalla massa e non ti devi scusare.
Il mio post intende sollevare interrogativi. 🙂
Avevo già sentito parlare delle Kumari, ma non sapevo tutto quello che vivono… Mi hai incuriosita molto con questo tuo post e credo farò altre ricerche a riguardo!
Non so cosa pensare di questa usanza. So che bisogna avere il cuore e la mente aperta quando ci si trova di fronte a culture diverse, ma non posso fare a meno di pensare alla strana vita di queste bambine. Mi piacerebbe leggere il libro autobiografico di Rashmila.
Per me le sensazioni non sono state positive, sono sincera, ovviamente prima di giudicare voglio informarmi. Sicuramente leggerò il libro, credo che lì troverò delle risposte. Però, a istinto, dico che alcune tradizioni potrebbero evolversi un pochino, tenendo cnto che siamo esseri umani.
Sono sempre molto rispettosa verso le tradizioni e le culture degli altri paesi. Ci sono però casi in cui davvero non riesco a trattenermi dal pensare che ci siano dei limiti da non superare. Conoscendoti Sara, credo tu abbia voluto raccontare questa storia per portare alla luce i retroscena di una tradizione che all’apparenza potrebbe trarre in inganno. Hai portato anche alla luce la testimonianza di una donna che in prima persona ha vissuto il rito Kumari e che oggi nonostante le credenze lo ha spezzato continuando a vivere una vita normale e anzi, raccontando la propria esperienza per essere di esempio all’intera società.
Simona hai centrato il bersaglio, perfettamente. Noi avevamo queste foto, ma sono state custodite, tutto questo tempo, per delicatezza. Il fotografo non se la sentiva, avrebbe anche potuto venderle, allora.
Il modo migliore per utilizzarle è, a distanza di tempo, per mostrare che, a volte, le tradizioni possono cambiare. E che gli occhi di un essere vivente possono dire tanto.