San Martino in Salento | like a local
La festa di San Martino è molto sentita in Salento. Si celebra ogni anno, in data 11 novembre, e noi salentini amiamo celebrarla in famiaglia o con gli amici più cari.
La leggenda di San Martino
Secondo la leggenda, nel 335 il cavaliere Martino, avanzava a cavallo, al freddo, quando incontrò un uomo molto povero. Stava congelando, così Martino, vedendolo, non esitò a tagliare abilmente, con la sua spada, il suo mantello rosso, in due, e darne così una parte al signore.
Quella notte, inoltre, in seguito a quanto era accaduto, il cavaliere generoso sognò che l’uomo incontrato, e con il quale aveva condiviso il suo mantello, rapresentava il Cristo che lui aveva soccorso (l’energia cristica, infatti, è per tutti). Mantello che, al risveglio, ritrovò integro con grandissimo stupore.
San Martino nella spiritualità universale
La festa cade a metà strada ( 42 e 43 giorni) tra le celebrazioni di San Michele Arcangelo e il Natale, il sole Bambino. Durante l’inverno la natura si addormenta. È tempo di freddo, oscurità, raccoglimento. Gli esseri umani si rifugiano nelle case, ma anche nella dimora del proprio essere.
Se non si è lavorato a sufficienza su se stessi il rischio è di arrivare impreparati al rigido inverno e sentirsi persi, confusi. È un tempo di prova per l’anima: il richiamo a risvegliarla è forte, fortissimo.
San Martino ci mostra che, guardando davvero oltre e rinunciando a qualcosa, possiamo accogliere totalmente l’altro nella sua completezza. Sostenendolo nelle sue debolezze e non utilizzandole per rafforzarci.
San Martino giunge a ricordare che esiste una dimensione spirituale universale, impalpabile e invisibile, oltre al mondo materiale. E che possiamo affrontare il buio e freddo inverno, accendendo e scaldando la nostra luce interiore.
Nelle scuole steineriane i bambini e le bambine impastano il pane con uvetta e mandorle e costruiscono lanterne per poi fare una piccola processione in natura con i genitori, intonando canti a San Martino. Mi ricorda le celebrazioni che facevamo all’asilo, all’inizio degli anni ’80: vedevamo le diapositive sulla storia di San Martino tutti insieme e preparavamo i lavoretti.
San Martino in Salento
Chi beve solo acqua ha qualcosa da nascondere
Charles Baudelaire
In Salento, quel lembo di Puglia in cui sono nata, e che mi è tanto cara, è una festa molto amata, da vivere in famiglia o con amici cari. Si celebra cuocendo i turcinieddhi sul fuoco (involtini tipici fatti con interiora di animali, che non mangiavo nemmeno prima di diventare vegetariana, immagino eredità della cucina povera), condividendo cibo preparato con le proprie mani, friggendo le pittule (semplicemente pallottoline di pasta lievitata fritte nell’olio caldo) e panzarotti di patate, arrostendo castagne accompagnando il tutto con vino novello.
La festa di San Martino (che cade nel giorno del suo funerale) si accorpa, infatti, ai riti della tradizione contadina e nel periodo di apertura delle botti.
È il trionfo della convivialità, un momento d’invito a trovare la propria forza nella luce interiore e sostenersi nella comunità, l’un l’altro. Si parla anche di Estate di San Martino perchè, solitamente, cade in concomitanza con giornate di sole che scaldano il freddo novembre. Anche se, a causa dei cambiamenti climatici, rischiamo di perdere questa estate novembrina.
In tempi di pandemia
A causa dell’attuale pandemia questa festa così significativa rischia di non essere vissuta come un tempo. Non possiamo, infatti, incontrarci in grande numero come un tempo, ma nulla ci vieta di celebrare con le persone conviventi o di sfruttare l’energia della giornata per una sorta di ritiro spirituale, a casa nostra.
Buon San Martino a tutti!
Sara Chandana
Immagine in evidenza di Natalia Y, Unsplash