Viaggio in Iraq | Annalisa racconta

Iraq: cosa suscita questa parola nell’immaginario collettivo? Certamente non è la destinazione che immaginiamo per una vacanza. Eppure ci sono persone che scelgono d’intraprendere dei viaggi diversi dagli altri, per una vera e propria vocazione interiore e con tutte le accortezze necessarie. Come Annalisa: il suo viaggio in Iraq è l’argomento di questa intervista. Precedentemente Annalisa ci ha raccontato altri viaggi: Arabia Saudita, Siria, Kurdistan Iracheno ed ascoltando i suoi resoconti delicati e rispettosi, così lontani dalle immagini patinate dei social, si accende sempre il cuore. Perché lei è una viaggiatrice vera, ha voglia di scoprire, conoscersi, mettersi in gioco, incontrare esseri umani che sono nati altrove, in luoghi che i media ci ripropongono sempre con le medesime narrazioni. Mentre intanto pullulano di vita e relazioni umane. Ma diamo subito a lei la parola:
Grazie per la possibilità che mi dai di far conoscere i Paesi ritenuti pericolosi, ovviamente parlo sempre delle persone e non dei Governi: la politica non è il mio argomento

Annalisa durante il viaggio in Iraq
Grazie a te di essere qui e condividere con noi i tuoi viaggi. La prima domanda è: come mai hai scelto questa meta, cosa è scattato in te?
Nel 2018 avevo visitato il Kurdistan Iracheno ma mi era rimasto il desiderio di poter visitare, prima o poi, anche Baghdad, Babilonia, Ninive, le città sante di Karbala e Najaf, la ziqurrat di Ur insomma l’Iraq e la sua millenaria cultura. Così, quando ho visto che da poco tempo era possibile poter entrare ottenendo il visto direttamente in aeroporto, senza le lunghe trafile burocratiche, senza motivazioni lavorative, ma soprattutto senza un tour operator, ho pensato che finalmente sarei riuscita a realizzare questo sogno. Inoltre sono appassionata dell’area mediorientale dove riscontro una gentilezza a cui non sono abituata in altre zone del mondo. Ho visitato, infatti, tutti i Paesi confinanti e sono affascinata dall’accoglienza di quelle popolazioni.
Come hai organizzato il viaggio, ti sei affidata a qualcuno?
Ho organizzato il viaggio da sola, basandomi su quanto reperito sui vari siti. Questa volta in particolar modo inerente alla sicurezza, e sui racconti di altri viaggiatori (Mattia Calzavara, un viaggiatore a cui ho scritto per avere un punto di vista personale e obiettivo di chi ha visto con i propri occhi la realtà, non di chi parla per sentito dire). Così, rassicurata dalla testimonianza di un vero viaggiatore, ho prenotato il volo e la prima notte. Il resto è stato deciso quotidianamente da me ogni mattina, in base alla bellezza dei luoghi, ai trasporti locali, agli orari dei musei e dei siti. Sono quindi stata sempre da sola. Questo ha favorito la curiosità degli iracheni e ha aumentato la possibilità di dialogo perché essendo da sola è stato di certo più facile fermarmi a “parlare” (uso le virgolette perché si è trattato di gesti, qualche parola in inglese, poche in arabo e alcune volte usando il telefono come traduttore). Il viaggio è durato nove giorni, sette di permanenza in Iraq più due di viaggio considerando anche gli spostamenti per arrivare a Malpensa, gli scali e i tempi tecnici degli aeroporti.
Come hai raggiunto l’Iraq dall’Italia e come ti sei spostata all’interno?
Ho raggiunto l’Iraq con l’aereo partendo da Malpensa con uno scalo a Istanbul: il visto, infatti, si ottiene solo in aeroporto. Non ho preparato un viaggio via terra come in passato. All’interno mi sono spostata esattamente come avrebbe fatto un iracheno. Quindi bus e taxi
condivisi, in più con la mancanza di non conoscere l’arabo: ogni mattina la difficoltà e anche la bellezza di capire dove andare, ossia in quale stazione dei bus dirigermi e poi comunicarlo al tassista. La difficoltà di riuscire a comunicare la destinazione corretta (ad esempio Mosul ha
una pronuncia totalmente diversa da quanto siamo abituati a pronunciare e anche l’alfabeto è diverso quindi inutile scrivere!), la difficoltà di capire dove scendere dal bus/taxi ne lla nuova città.

Le temperature che hanno messo a dura prova Annalisa
I bus/taxi condivisi sono una particolarità di molti Paesi: partono quando sono al completo e hanno un prezzo irrisorio, anche per spostamenti di molti chilometri. Questo significa che fino a quando non è pieno, non parte.Le persone lo sanno e nessuno quindi sbuffa o dimostra insofferenza. Viaggiare con gli iracheni mi ha permesso di ascoltare, sul bus/taxi, musica locale, di apprezzare le soste nei lunghi percorsi dove ci si ferma in autogrill, infine di cercare di scambiare qualche parola e soddisfare le curiosità: Da dove vieni? Dove è il tuo gruppo? Per quale compagnia lavori? Inutile dire che hanno faticato a credere che viaggiassi davvero
da sola e che fossi lì per conoscere il Paese, le persone e la loro cultura.
Qual è stato il primo impatto con l’Iraq, è cambiato qualcosa durante il viaggio?
Il primo impatto è stato di estrema curiosità. Spesso ripetevo a me stessa: Sei in Iraq, sei a Baghdad! e facevo fatica a crederlo. Essere nella città delle mille e una notte, in Mesopotamia, nella terra di Babilonia e Ninive, del cuneiforme, purtroppo della guerra degli anni ‘90, nella culla della civiltà ma soprattutto in un luogo che mai avrei pensato di poter visitare. Ho subito confermato quanto mi era stato raccontato da Mattia: gentilezza, curiosità, aiuto da parte delle persone incontrate. Spesso non ho avuto neanche bisogno di chiedere una informazione che già qualcuno si premurava di aiutarmi, in ogni modo: dall’accompagnarmi alla giusta stazione dei bus al cambio per strada dei soldi, dall’offrire acqua e cibo (gratis) alla richiesta di foto insieme come se io fossi una rockstar, dal cercare di conoscere reciprocamente le persone che ho incontrato al saluto per strada che mi ha fatto sempre sentire bene accolta! Durante il viaggio in Iraq ho solo consolidato le prime impressioni: di estrema accoglienza, apertura e gentilezza di un popolo che si è mostrato caloroso, umano e disponibile. Mentre i giorni passavano sapevo che anche in caso di difficoltà avrei trovato qualcuno a cui chiedere aiuto e informazioni.
Come è stata l’accoglienza da parte delle persone incontrate?
L’accoglienza è stata stupenda: persone curiose, gentili, calorose, umane, disponibili, aperte, sorridenti, che si trattasse di uomini, donne, bambini, militari. Non conto le persone che senza alcuna richiesta mi hanno aiutato contrattando con i tassisti e indicando loro dove volessi andare, che si sono preoccupate di sapere se mi sentissi al sicuro, due volte anche mi hanno chiesto se io avessi bisogno di soldi e che era un grande onore avermi nel loro Paese.
Uno stereotipo da rompere riguardo l’Iraq? O più di uno
Quanti stereotipi da sradicare con forza: la pericolosità e la paura che ci incute anche solo la parola Iraq è da cancellare totalmente. Mai mi sono sentita in pericolo, mai ho sentito sguardi indiscreti, mai qualcuno è andato oltre un dialogo di pura curiosità, mai le perquisizioni sono andate oltre una normale routine, mai sono stata derubata, mai ho temuto di non tornare a casa o che anche solo lontanamente mi potesse capitare qualcosa di negativo. Ho ricevuto sorrisi, aiuti, foto, acqua, cibo; mi sono sentita speciale, un’ospite attesa per tanto tempo e finalmente arrivata dove tutti si sono dimostrati felici e onorati di poter anche solo parlare con me.
Dove dormivi e cosa mangiavi?
Ho dormito in piccole sistemazioni a buon prezzo, i primi giorni scelte online su Booking già in Iraq, poi ho deciso di togliere anche questa certezza e ho deciso di fidarmi dei consigli delle persone incontrate. Infine gli ultimi due giorni recandomi direttamente negli alberghi e
chiedendo se ci fosse posto per me. Ho mangiato cibo di strada e spesso sono stata invitata a consumare kebab (shawarma), falafel, zuppa di ceci e l’immancabile tè caldissimo servito nei piccoli e bombati bicchieri di vetro.
A Samarra ho dormito
all’interno della moschea, come
pellegrina: mi è stata fornito l’abaya (il
lungo camice che copre tutto il corpo
eccetto la testa, i piedi e le mani), poi
la cena ed infine la possibilità di dormire nella moschea insieme alle altre donne presenti lì.
Abbigliamento: come ti vestivi?
Gambe sempre coperte, braccia e testa invece scoperte. Ho indossato il velo e in un caso l’abaya (mantello ampio che si appoggia sulla testa e copre tutto il corpo) solo per entrare nelle moschee, forniti da un apposito servizio all’ingresso delle zone sante di Karbala, Kufa e Samarra.
Raccontaci qualcosa che ti ha colpito di questo viaggio
Sembro ripetitiva ma mi ha colpito la loro estrema gentilezza e i loro sorrisi. Ho mille esempi: l’ultima sera ho deciso di farmi tagliare un po’ i capelli (li ho corti, molto semplici) e il parrucchiere non ha voluto alcun soldo… nulla di nulla. Ho insistito ma non c’è stato verso. Stessa cosa con un tassista che mi ha detto che, in quanto ospite, non avrei dovuto pagare (questa volta insistendo ha accettato). Oppure una ragazza che su un bus condiviso, alla sosta a metà viaggio, mi ha chiesto cosa volessi da mangiare e mi ha offerto biscotti e l’immancabile acqua. Oppure un uomo che mi ha dato la password del suo Wi-Fi così abbiamo potuto “conversare” utilizzando lo smartphone. O, ancora, le premure per la mia incolumità: Qualcuno ti ha infastidito? Anche io sono iracheno ma sono qui per lavoro.
Ancora: Siamo onorati di averi qui con noi. Noi andiamo a cena, sei nostra ospite. Infine i sorrisi e gli sguardi di curiosità. In una parola, per sintetizzare tutto, direi che sono stata accolta come una persona speciale. L’ultima sera il gestore dell’albergo mi ha chiesto se fossi una persona famosa. Ecco, la scarsissima abitudine a vedere occidentali che nella totalità dei casi sono lì per lavoro, e non per turismo, spiega la domanda che mi è stata rivolta: se sono lì da sola, non per lavoro, allora devo per forza essere una persona famosa!
Quale insegnamento ti ha lasciato l’Iraq, se ne hai ricevuto uno?
Non fidarsi dei luoghi comuni, degli stereotipi, del sentito dire, delle opinioni parziali e faziose. Consiglio di approfondire, di studiare, di conoscere, di parlare con le persone che sono state nei Paesi e di non fidarsi ciecamente dei telegiornali che si interessano solo nei
momenti bui e che ci forniscono spesso un’immagine distorta della realtà o perlomeno da modificare. Infine ciò che considero un mio mantra: i governi non rappresentano le persone, sono due entità separate ed è sbagliato fare l’equazione governo = popolo.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che ti piacerebbe trasmettere a chi legge
drinkfromlife?
Si ha sempre paura di ciò che non si conosce è la summa di ciò che mi ha spinto a viaggiare e scoprire, lentamente negli anni, tutti i Paesi dell’area mediorientale e mediterranea per capirne i tratti comuni ma anche le profonde differenze. Ne sono stata conquistata e affascinata. Mi sono accorta che, proprio di questi luoghi, in certi casi anche vicini geograficamente, abbiamo una conoscenza scarsissima. Ecco, ho voluto controbattere riportando le mie esperienze, nel mio piccolo, che spero riescano ad aprire gli occhi a chi vorrà ascoltare. Non sopporto chi dal proprio comodo divano di casa scrive di Paesi lontani come di pericoli da combattere, senza aver mai messo piede fuori casa, rimanendo quindi ancorato al proprio limitato orticello.
Spero che a me non venga mai detto Se l’è cercata in caso di incidente perché ho avuto l’ardire di uscire dai circuiti turistici socialmente accettati (che anche io ho apprezzato fino a pochi anni fa ma che adesso mi risultano stretti) poiché ad ogni viaggio mi sono spinta un po’ più in là, però sempre in coscienza e calcolando i pericoli. Per mettermi alla prova e provare appieno un’esperienza sempre più vicina al modo di vivere locale, sebbene per pochi giorni.
Lascia pure i tuoi riferimenti, magari qualcuno vuole saperne di più 🙂
Mi chiamo Annalisa Oldino, sono poco social e quindi ho solo un account Facebook dove poter curiosare! Sono felice di raccontare le mie esperienze di viaggio in luoghi particolari, lontani più come conoscenze nostre che in termini di chilometri. Dove il passato è ricco di
testimonianze culturali e, purtroppo, anche di sofferenza. Dove la mia voce possa essere di aiuto per qualcuno che è interessato a visitare quei luoghi, ma che forse ha bisogno di un piccolo aiuto per prendere la decisione di partire e lasciarsi abbagliare dalla bellezza e dal
calore umano.
Grazie ancora e torna quando vuoi a raccontare i tuoi viaggi meravigliosi e così veri.
Alla prossima puntata con drinkfromlife!
Che bella storia! Grazie ad Annalisa per la sua testimonianza e per le foto affascinanti!
Sì, è molto bella. Tutti i viaggi di Annalisa sono super interessanti. Grazie a te per aver lasciato le tue impressioni.
Grazie! Lo percepisco quasi come un dovere cercare di scardinare i pregiudizi di Paesi di cui conosciamo la storia solo dai tg, spesso per notizie relative alla guerra o per informazioni negative. Grazie di aver letto e commentato!