Alla scoperta di Monte Ruga, un borgo fantasma nel Salento
I borghi fantasma mi affascinano fin da bambina. Il nonno paterno soleva portare me, i fratelli e altri parenti ad esplorare luoghi insoliti nel Salento e cercare di carpirne i misteri. Lo ricordo ancora intento a tradurre frasi in greco antico o latino o esplorare mentre mio padre o mio zio scattavano le foto.
Poi magari il nonno documentava le sue scoperte in un libro o semplicemente le raccontava a voce a qualcuno. A quei tempi i blog tour (presto scriverò di un blog tour a cui ho partecipato in questi giorni!) non esistevano ancora ma quelle gite sono state la mia palestra prima della creazione di drinkfromlife.
Così quando mi è stato proposto di visitare Monte Ruga, borgo fantasma nel Salento, ho detto sì senza nemmeno pensarci.
Origini
Monte Ruga è ormai un paese fantasma abbandonato da 30 anni. Ha visto la sua fioritura nel ventennio fascista. A quel tempo era un’operosa comunità che si srotolava intorno ad una piazza centrale. Sulla piazza si affacciavano una chiesa, una scuola e case adesso in ruderi con verande alle spalle che guardano gli ulivi, probabilmente ospitanti il bagno esterno ma non ne sono sicura perché i rovi attualmente ne impediscono l’accesso.
Monte Ruga è una poesia decadente a pochi chilometri dal mar Ionio e immersa in un uliveto resistente, dove vivono i fantasmi che spaventano i pochi curiosi che qui giungono per vedere com’è un borgo abbandonato. Li spaventano sbattendo le porte delle case e facendo credere loro che sia il vento.
Come arrivare a Monte Ruga
Sono arrivata a Monte Ruga insieme ad un’altra blogger e soprattutto carissima amica, Nadia.
Il navigatore, dopo diversi giri nei campi deserti e sotto un solo cocente, ci ha portate sulla strada che collega San Pancrazio Salentino a Torre Lapillo. Dopo aver parcheggiato la macchina sotto un segnale arrugginito che ci dava una sorta di benvenuto, abbiamo proseguito a piedi in un viale alberato.
Appena arrivate ci siamo trovate di fronte ad una masseria recintata, di cui una parte bianco latte è ristrutturata e l’altra sembra lasciata a se stessa, in stato d’incuria. Si trattava probabilmente della masseria originaria dalla quale il borgo si è poi espanso. Diverse persone pranzavano sul terrazzo della casa, in strada si sentiva il loro vociare allegro e si intravedevano le sagome sedute intorno a una tavolata.
Ci hanno viste e nessuno ha detto nulla così abbiamo proseguito verso la parte non recintata. Mi ha colpito lo scenario che ricorda un paese del far west decaduto, visto solo nei film. Il vento fischiava facendo sollevare un polverone e agitando i capelli al vento e tutto sembrava fuori controllo come la vita stessa.
La prima struttura da noi incontrata è una costruzione con archi, totalmente a pezzi, ci sono i calcinacci appesi e le piante selvatiche invadono ciò che l’uomo ha creato a suo beneficio quasi a dire che non possediamo nulla e la natura si può riprendere tutto quando vuole.
Un pensiero mi è passato per la testa dicendo che probabilmente, volendo, non si può restaurare nulla. Quando vedo borghi o masserie abbandonate fantastico sempre su come potrebbe essere rivalutarli creando una comune dove si pratica la meditazione o un ecovillaggio o un centro culturale o qualsiasi cosa che porti evoluzione e consapevolezza alla società. Eppure se fosse possibile, sarebbe una rinascita per questo pezzo di storia.
Ormai coraggiose abbiamo proseguito fino a ritrovarci in piazza.
Diversamente da quando il nonno, da bambina, mi portò a visitare Borgo Cardigliano – che adesso è un complesso ricettivo che promuove il turismo rurale – non ho provato sensazioni piacevoli, anzi mi sono venuti i brividi e non per colpa del vento.
Accanto alla chiesa di S. Antonio Abate con una bomboletta spray qualcuno ha scritto di non entrare, avvertimento al momento inutile perché il portone è chiuso. Guardando intorno, lo sguardo si è posato sulle case dei contadini, sugli archi, la piazza e ho immaginato la vita lì, un tempo. Ogni anno vivevano fino a 800 persone che insieme davano vita ad una fiorente comunità in cui apparentemente sembrava non mancare nulla, dalla chiesa alla scuola, dalla caserma al campo di bocce.
La gente andava a Monte Ruga per via del tabacco. Il tabacco! Ricordo i campi in quegli anni, questa pianta era ovunque e io piccina, quando ero in campagna, andavo vicino gli steli che sembravano giganti, avvertivo che volevano dirmi qualcosa. E infatti il tabacco mi parlava, certo non come facciamo noi esseri umani ma in modo sottile e poetico.
E raccontava storie che si dipanavano attraverso le mani rugose del bisnonno mentre rollava la sua sigaretta artigianale, lui che aveva fatto la guerra ed era stato in Africa, o attraverso il lavorio dei vicini che grazie al lavoro stagionale con il tabacco facevano andare avanti la famiglia.
E chissà quante ne ha viste il tabacco a Monte Ruga.
Monte Ruga è un contenitore di storie, di tutti coloro che sono passati da lì, che sono nati, hanno fatto la comunione, si sono sposati, hanno lavorato, riso, pianto, giocato, serrato i denti e poi diventati uccelli migratori – perché l’essere umano è nomade nella sua essenza – alla ricerca di una fortuna più grande e chissà se l’hanno trovata. Mi auguro di sì.
Adesso, è certo, non resta che un ammasso spettrale di macerie che diventano polvere danzante nel vento nei giorni di tramontana.
Sara
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Ci sono passata avanti e non ne sapevo l’esistenza di questo borgo fantasma,appena ritorno in Salento ci faccio un giro.
Mio dio che brividi a vedere così tutto abbandonato! Quando visiterò il Salento ci farò sicuramente un giro.
Non ho mai visitato un borgo fantasma ma non nego che mi affascini e incuriosisca. Guardo se ce n’è qualcuno nella mia regione
Fammi sapere se ne visiterai uno allora! L’Italia è piena di borghi fantasma che attendono di essere esplorati e raccontati.
Sembra proprio un luogo denso di storie e mistero.. Mi affascina molto! E mi inquieta un po’ al tempo stesso! Lo terrò sicuramente presente per il mio prossimo viaggetto salentino 🙂
È proprio così, affascina e inquieta. Almeno io ho provato queste sensazioni.
Mi piacciono tantissimi i borghi fantasma, raccontano di storie e di persone. Mi lasciano però sempre anche un senso di tristezza se penso che tante persone hanno dovuto lasciare la propria casa per cercare fortuna altrove
I borghi fantasma affascinano tantissimo anche noi .. ti confesso che contiamo documentando e raccogliendo info su tutto quello che trovano di interessante!
Messo anche il tuo nella nostra lista
Molto interessante il borgo fantasma, che atmosfera particolare. Vale la pena di essere visto
Che bello, brava.Pensa sono di Galatone, e non conoscevo la storia dell’abbazia di s. Mauro della città fantasma e tante altre chicche. .. L’anno prossimo visitero’ da vicino questi posti. Andro’ in pensione e avro’ modo di conoscere meglio la nostra bellissima terra e gente. Complimenti ancora.
Amo i borghi fantasmi. Io ne ho visitati alcuni e ne sono sempre rimasta affascinata. Questo sinceramente non lo conoscevo quindi ti ringrazio di averne parlato 🙂
Anche io sono affascinata dai borghi fantasma e visto che vorrei presto visitare il Salento questo me lo segno
Che meraviglia. Io adoro le città fantasma. La storia di questo borgo mi ha ricordato, in parte, quella di Abades, una città fantasma presente a Tenerife.
Giovy hai sempre un asso nella manica. 🙂 Cercherò subito Abades sul web. 🙂
Giovy quante ne sai. Adesso sono curiosa di cercare subito informazioni su Abades.
Bellissimo post, io adoro i borghi fantasma, hanno un’atmosfera unica, che, come hai detto nel post, racconta mille storie. Brava
Grazie Francesca, ne racconterò altri. 🙂
Finalmente ho letto questo bellissimo post 🙂
Il tabacco… mia nonna materna a Depressa viveva in un tabacchificio, dove facevano il tabacco. Ah, i racconti del Salento. Please, continua!
Clara, sei capace di scrivere una mini storia avvolgente in un commento. Ti adoro! :*
Ti ho appena scoperta e ti faccio i miei complimenti. Mi piace tantissimo il tuo modo di portarci dentro i luoghi. Continuerò a seguirti con piacere.
Francesca, grazie! Mi emoziona leggere le tue parole.
adoro i Borghi da sempre devo andare a visitare questo per forza non può mancare nella lista
Anche dove vado in estate io ci sono dei paesini abbandonati…… questo borgo comunque ha mantenuto tutto il suo fascino Mi piacerebbe moltissimo visitarlo
Sarebbe interessante fare una mappatura dei borghi fantasmi in Italia. O forse c’è già.
Che bell’articolo, informazioni interessanti che non conoscevo,grazie
Grazie mille, felice di essere utile. 🙂
Amo il Salento ma ammetto che non conoscevo questo meraviglioso borgo. Grazie per la descrizione e le bellissime immagini. Lo terrò presente nel prossimo viaggio.
I borghi fantasma su di me hanno sempre un gran fascino, mi immagino le vite delle persone che li hanno abitati , gli stati d’animo, di sogni e di speranze in coloro che li hanno lasciati per andare chissà dove…
Lo stesso è per me, hanno così tanto fascino, sono dei contenitori di storie. Reali o immaginarie.
Nel Salento sono stata più volte ma questo borgo non lo conoscevo .. grazie per avermelo fatto scoprire =)
Ciao anche a me piacciono i borghi fantasma e questo tuo articolo mi ha fatto venire in mente un grosso complesso rurale non lontano da casa che dopo i fasti di inizio secolo fino all’inizio del secondo dopoguerra è stato poi abbandonato negli anni 50 e 60 perchè la gente ha preferito andare a lavorare in fabbrica piuttosto che restare in campagna. Perchè mi piacciono i borghi abbandonati? Mi affascina il silenzio, rotto magari dal rumore di una persiana che sbatte e le zone in cui la natura ha preso il sopravvento sugli edifici. Grazie per avermi fatto conoscere questo luogo
R.