Perchè visitare i campi di concentramento non mi attrae

Perchè visitare i campi di concentramento non mi attrae? Ve lo spiego subito.
Si tratta, ovviamente, di un semplice parere personale. Prima di iniziare ci tengo a precisare che non intendo additare chi li visita, ma questo mio post è uno spunto di riflessione ed apertura al dialogo, nulla di più.

Sono certa che tra chi ha scelto di visitare i campi di concentramento come Auschwitz ci siano tante, numerose, persone sensibili. Lo affermo perchè ne conosco alcune, tra queste e sono persone adorabili, a cui voglio molto bene.
Non è assolutamente un post contro i visitatori, questo deve essere chiaro.
Quello che mi sconvolge è il fenomeno che va via via sviuppandosi sempre più. In questo preciso momento storico c’è una forte componente turistica di questo genere. Perchè? Cosa vi spinge realmente ad andare?
Sono semplicemente curiosa. Soprattutto sono curiosa di sapere se si è a conoscenza dei campi di concentramento attuali, come quelli in Libia. Basterà googlare e di articoli che riguardano questo argomento se ne troveranno.

Cerco di informarmi attraverso la stampa straniera, a volte viaggiatori e viaggiatrici particolari, che visitano aree non battute dal turismo di massa intraprendendo viaggi consapevoli, come quelli che racconto in questo blog. In questo modo arrivano informazioni diverse da quelle filtrate dai mass media.
Non mi fido della stampa di un solo paese, devo confrontare e dentro di me costruire la mia idea. O meglio, lasciare che affiori.
Non sono interessata a visitare i campi di concentramento, per ora, perchè non sono legati a torture passate. Anche in questo momento cose ugualmente atroci accadono nel mondo e mi sento impotente perchè non posso fare nulla.
Beh, qualcosa però nel mio piccolo sì.
Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano. Martin Luther King
Posso, per esempio, intervenire davanti ad un’ingiustizia.
Come è successo l’altro giorno in cui ho preso da Napoli a Lecce un bus, appartenente ad una nota compagnia low costdi trasporti, e sono intervenuta gentilmente – ma avrei forse dovuto fare la voce grossa – davanti a discriminazioni ed umiliazioni che gli autisti, più una passeggera ed il marito della stessa, hanno fatto contro un ragazzino italiano i cui genitori sono Nord Africani.
Sarò utopica, ma per me gli unici confini sono veramente in testa e se qualcuno, per motivi pratici, o di supremazia, o per giocare a Risiko con le persone, ha deciso di disegnarli pure sulle mappe non vuol dire che esistano veramente.
E se qualcuno, per ignoranza, cattiveria, fustrazione sua personale agisce nel quotidiano come se quei confini fossero pure nell’anima non è, purtroppo, solo un suo problema è anche un problema nostro.
Visitare i campi di concentramento non mi attrae quando poi vedo, nel quotidiano, queste cose – che stanno andando chiaramente in quella direzione – e gente che non interviene davanti le ingiustizie, anche se poi a bassa voce mi dice che ho ragione.
Non ho bisogno di avere ragione, ma di vedere un mondo pieno di umanità e non zombie. Cos’è questa paura di parlare e difendere i deboli?
Poi non si ha paura di gridare per accusare, o fare i cori da stadio, o insultare.
Inoltre, visitare i campi di concentramento non mi attrae perchè credo in un mondo invisibile e non oso immaginare cosa ci sia lì. Sono già stata in un ex manicomio, quando frequentavo il Servizio Civile, e ricordo benissimo le sensazioni. Le tensioni. L’atmosfera decadente che ti si attaccava pure al cuore.
Figuriamoci nei campi di concentramento. Come la smaltisci poi tutta quella roba di cui ti carichi in certi posti intrisi di dolore fino alle viscere della Terra? Spero non nel tuo corpo. Non sugli altri.
Però mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate voi, che siete stati oppure no. Non siamo qui per dividerci, anche se con opinioni differenti, ma per confrontarci, aprirci le menti a vicenda.
Alla prossima puntata con drinkfromlife!
xxx
Sara Chandana
Pensa che io sia polacca e durante i miei quasi 36 anni non ho mai visitato L’Auschwitz…
Semplicemente non mi sento pronta! Mi mette troppa angoscia, ma lo so che un giorno li visiterò perché in fondo sarebbe d’obbligo…
Ciao Katarzyna, riguardo l’angoscia ti capisco. Se ti sentirai pronta ci andrai, l’importante è non forzarsi.
Sono stata a Cracovia in autunno, La città non è molto lontana da uno dei più noti campi di concentramento, non me la sono sentita di andare. Ciò non significa non ricordare o non voler vedere ciò che è passato ma è un luogo dove non si va “per turismo” ma dev’essere un’esperienza che ci si sente di vivere nel profondo
Ricordare sì, ma avere anche consapevolezza che le stesse situazioni si verificano proprio adesso nel mondo. In Libia, in Palestina e tanti altri luoghi. Sicuramente, come dici tu, non si va per turismo in queste destinazioni.
Quando sono stata a Cracovia ho scelto di non visitare Aushwitz, ma ho organizzato la ‘gita’ per gli amici e mio marito che era in viaggio con me. Le mie ragioni sono un po diverse dalle tue e riguardano più che altro la mia paura di vivere malissimo una visita del genere. Non sono completamente contraria che si possano visitare, è un modo per non dimenticare e mantenere alta l’attenzione sul tema. Secondo me ad esempio una visita scolastica può essere importante per capire quello che magari a casa i genitori non insegnano.