Galatina – percorrendo le sue viuzze incantate
La mia città
L’etimologia del nome Galatina è incerta. È possibile che venga da Galathena che, a sua volta, deriva dal greco gala- gàlactos, latte. Forse perché era immersa nel verde lussureggiante e fertile dei pascoli. Oppure potrebbe essere stata fondata dai Tessali, antico popolo greco, provenienti da Galatena. Galata era anche la figlia di Teseo… Tutto fa pensare che la città abbia origini greche, come testimonia il suo stesso stemma.
La civetta, simbolo di Galatina fin dalle sue origini, è anche l’animale totem di Minerva/Atena dea della sapienza, delle arti e della tessitura, qui venerata nell’antichità. Ruderi dei templi con il culto di Minerva sono stati rinvenuti a Otranto e a Leuca, proprio sul promontorio del Santuario. La tradizione afferma che San Pietro, passando dal Salento, pose l’immagine di Gesù nel tempio di Minerva e celebrò la prima messa, trasformandolo così in luogo di culto cristiano.
San Pietro passò anche da Galatina nel suo viaggio da Antiochia a Roma.
Una perla nel Salento
Galatina è una piccola perla incastonata nell’entroterra salentino. Conosciuta soprattutto per la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria e per essere la patria della Taranta, (qui la chiesetta di San Paolo legata al culto del tarantismo) è impreziosita da un centro storico che incuriosisce il passante attento. Questo è il luogo giusto per perdersi tra i vicoli e camminare con la testa in su, guardando balconi intarsiati, maschere incastonate vicino i portoni per allontanare gli spiriti negativi e angeli che si posano dolcemente sui palazzi.
La maestosità degli edifici del centro storico incanta e trattiene. C’è sempre un piccolo particolare da scorgere, una viuzza da esplorare. Ho avuto la possibilità di conoscerla meglio durante il press tour Per i Dolci Sentieri di Galatina, in compagnia di 4 altre blogger salentine e visitatori di passaggio. Angela, appassionata guida, ci ha accompagnati per ben due ore alla scoperta di quella che è anche una città golosa.
Galatina è, infatti, la patria del pasticciotto, dolce tipico con pasta frolla e crema pasticcera consumato a colazione, e della Mafalda, dolce freddo inventato nel 1955.
Basilica di Santa Caterina d’Alessandria
Ogni giorno visitatori e amanti della Basilica di santa Caterina d’Alessandria varcano il suo portone in piazza Orsini per ammirare gli antichi affreschi. Raimondello Orsini del Balzo tra il 1369 e il 1391, volle fondare la basilica proprio dove c’era una chiesa greca bizantina. Tornando dalle crociate aveva portato una reliquia della santa, ancora custodita nel museo della basilica.
Chiesa delle Anime del Purgatorio
Conosciuta anche come Chiesa della Madonna delle Grazie, cattura l’attenzione per la sua pianta ottagonale che ricorda Castel del Monte. Sembra che sia stata edificata su un luogo sacro ai Cavalieri Templari. Ogni volta che la vedo immagino che l’edificio sia stato posato sul terreno da un Popolo del Cielo… La chiesa, che ho trovato sempre chiusa, è collegata alle celebrazioni di Cristo Risorto e in passato in onore dei festeggiamenti veniva acceso un fuoco all’esterno.
Chiesa di San Pietro e Paolo
È la Chiesa Madre che si trova nella pizza principale e incanta il centro della città con la sua facciata barocca. È stata edificata, come la Basilica di Santa Caterina, su un luogo di culto greco. A testimonianza di questo, fino alla metà del 500 i riti della messa erano celebrati in greco.
Chiesa di San Paolo
Si trova a pochi metri dalla chiesa madre. La leggenda narra che San Paolo di passaggio insieme a San Pietro, fu generosamente ospitato (Ah!La famosa ospitalità del Sud 🙂 ) nel palazzo accanto alla chiesetta. Come ringraziamento, San Paolo conferì all’acqua del pozzo del palazzo, poteri miracolosi. L’acqua poteva guarire coloro che erano stati pizzicati dalla Taranta, il celebre ragno velenoso. Bastava berla e tracciare un piccolo segno della croce sul morso.
Il rito della Taranta
Le vittime della taranta erano prevalentemente donne che, in seguito al morso del ragno, impazzivano. Ogni anno, il 29 giugno, si teneva all’interno della piccola chiesa di San Paolo un rito psicomagico eseguito con l’ausilio della musicoterapia e della catarsi attraverso il corpo.
Probabilmente la follia era dovuta alla repressione che le donne dovevano subire a quei tempi e non al ragno. Così, protette all’interno delle mura sacre, almeno per un giorno all’anno, potevano esprimere tutto ciò che avevano dovuto reprimere.
I musicisti improvvisavano con violino, armonica, tamburello e organetto ritmi ipnotici – canti medicina del Sud – che aiutavano le donne nel processo di liberazione. Loro si agitavano, rotolavano, salivano sull’altare. La cromoterapia era un elemento che caratterizzava questa sorta di esorcismo. Dei nastrini colorati, le zagareddhre, venivano agitati davanti alle vittime della Taranta, e del patriarcato, richiamando l’energia del colore.
Il totem del ragno ha valenza sia positiva che negativa, per la sua capacità di tessere finemente la tela, e per la pericolosità del veleno che trasmette mordendo. Alcuni studiosi affermano che il culto del tarantismo sia collegato alla Dea Madre e ai riti pagani che portavano alla luce l’oscurità che era stata repressa, permettendo alla donna di riscattarsi. Adesso del tarantismo è rimasto un rito evocativo e Galatina, che in passato aveva negato questo fenomeno, è diventata una delle tappe del Festival musicale della Notte della Taranta.
Altri luoghi da visitare in città sono la Chiesa dell’Addolorata, la Chiesa dei Battenti che custodisce la statua di una Madonnina che porta con se, secondo la leggenda, una parte del mantello della Vergine Maria.
Leggi anche 5 cose da fare a Galatina
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Non sapevo che la civetta fosse il simbolo di Galatina e lo racconterò a mio suocero, che ne colleziona centinaia 🙂 Verrà di sicuro a visitarla!
Allora tuo padre sarà felice di venire qui, le civette sono ovunque. 🙂
Spesso le vedo nei negozi (sono in pietra, create da un uomo del posto), basta aguzzare la vista. Anche mi zio colleziona civette. 🙂