Viaggiare in India. Delhi e Faridabad
I viaggiatori possono prolungarsi nella memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero.
José Saramago
Sono partita a dicembre da Brindisi con una simpatica truppa composta da mio fratello, G. e la mia amica J.
Eravamo emozionati e carichi di entusiasmo, o almeno… io lo ero certamente.
Arrivati a Delhi siamo stati accolti da grandi mani che rappresentavano dei mudra… lì mi sono resa conto di essere in India!
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Dopo aver ritirato i bagagli, acquistato delle sim indiane e chiamato un taxi prepagato, abbiamo salutato la nostra amica J. che aveva altri programmi e noi tre ci siamo diretti in taxi verso Faridabad, dove avevamo un contatto.
Abbiamo trascorso i primi giorni a casa di una famiglia indiana molto accogliente, in quartiere residenziale di Faridabad, avendo modo di riposarci dal viaggio e iniziare ad ambientarci, super coccolati da queste meravigliose persone che ci hanno rimpinzati di cibo delizioso e riempiti di attenzioni.
Impossibile rifiutare un piatto, c’era sempre qualcuno pronto a porgerci delle pietanze, a invitarci a provare nuovi sapori.
Di quei primi giorni ricordo: l’atmosfera ovattata a casa dei nostri ospiti, il sorriso dolce della padrone di casa, la disponibilità del figlio, la timida simpatia della cuoca che si dava tanto da fare in cucina. La casa bellissima, permeata da una strana energia. Il primo paan mangiato di sera, la strana sensazione provata quando ho ingerito questa foglia di betel farcita con quelli che erano per me strani ingredienti, il gusto della scoperta.
E poi ancora, le visite a Delhi, il traffico rumoroso, il Lotus Temple e la visita ad un tempio dal quale siamo usciti benedetti e ricoperti di doni, e non ci potevamo credere. Senza tralasciare il Qtub Minar, definito il minareto più alto al mondo costruito in mattoni. Camminavo nella mia India con il sorriso sulle labbra, sentendomi così fortunata! Ero incantata dall’ambiente circostante, dai volti delle persone, dagli odori tipici che permeavano i luoghi, quelli che ti rimangono nel naso e non li scordi più e li associ sempre a lei, la Grande Mamma.
Avrei voluto scattare mille fotografie ma ho deciso di vivere i luoghi, lasciarli assorbire dalla mia anima, e utilizzare macchina fotografica e pc il minimo indispensabile.
Adesso quei giorni sono così lontani, eppure le sensazioni sono ancora vive nel cuore… scrivo per non dimenticare, scrivo per condividere e anche per lasciar andare.
Spero che mi seguirete nelle prossime tappe, ce ne saranno di cose da raccontare…
Namastè,
Chandana
per ora ti dico solo tre cose:
bentornata.
Mi sei mancata
c’è un’altra creatura in viaggio: a settembre sarò nuovamente nonna di un’animache mi onorerà di questo.
un abbraccio pieno di amore Emanuela
Sei mancata anche a me, ti confesso di aver avuto bisogno di una presenza come la tua. Ma soprattutto, che Gioia ritrovarti e sapere che stai per diventare nonna! Che meraviglia! Tanti auguri Amica cara, ti abbraccio anch’io, con tanto Amore.
Letto d’un fiato 🙂 aspetto gli altri racconti 🙂 anche io ho vissuto i primi giorni di ambientamento in città, a Bombay 🙂 belli, ricordi piacevoli! Ma so (per esperienza personale) che il (tuo) bello deve ancora arrivare *-* non vedo l’ora di leggerti 🙂
Ciao Vale! Grazie per essere passata da qui! A Bombay ci sono stata solo di passaggio, mi piacerebbe visitarla prima o poi, se non altro perché dopo aver letto Shantaram mi ha incuriosita moltissimo. Diciamo che l’arrivo è stato soft, dopo ne sono accadute di cose! Non vedo l’ora di mettermi a scrivere! Un abbraccio, Chandana.