Viaggiatori patinati o colonizzatori moderni? Quella linea sottile

Credit Fancy Crave

Ho aperto questo blog perché amo viaggiare ma, durante il corso degli anni, mi sono resa conto della direzione che la scoperta del mondo doveva avere per me. Mi sono detta che, se dovevo esplorare e conoscere il pianeta, avrei preferito meno turismo scellerato e più viaggi consapevoli. Ed è quello che mi impegno a fare, portando più consapevolezza nel mio percorso, informandomi e imparando dai miei stessi errori del passato e, perché no, da quelli degli altri.

Credit Fancy Crave

Viaggiare: c’è modo e modo

Capita di navigare su internet e vedere foto di affascinanti donne o uomini occidentali che, come divi di Hollywood, si fanno ritrarre in pose modaiole con indosso vestiti griffati e sorrisi smaglianti attirando una miriade di consensi. Fin qui, niente di strano. Quello che mi colpisce è lo sfondo, soprattutto quando si tratta di un paese in via di sviluppo. Inevitabilmente mi sale la nausea.

Credit Fancy Crave

Se poi in alcune di quelle strade, come in India, ci ho camminato sulle mie gambe avverto subito la stonatura. Perché ricordo benissimo la puzza, la sporcizia e i miei capelli spettinati e puzzolenti di smog e l’espressione sconvolta, nonostante prima di uscire mi fossi anche messa d’impegno per sembrare decente a me stessa.

Non ho nulla contro i divi di Hollywood – alcuni di loro mi piacciono tantissimo – e non ho nulla contro chi li vuole imitare o aspira a determinati status. Non sono nemmeno contro il benessere, anzi! Però non sopporto quando la realtà viene rappresentata in modo alterato. Premetto che tutti abbiamo le nostre contraddizioni, e per fortuna.

Gli scivoloni per troppo entusiasmo o superficialità possono capitare a chiunque. Siamo esseri umani e sbagliare è uno degli strumenti chi abbiamo a disposizione per evolverci. Tuttavia ci sono atteggiamenti, da parte di icone social, che trovo troppo discutibili e mi fanno venire il nervoso.

Per me il fine non giustifica i mezzi e c’è una linea molto sottile tra essere viaggiatori patinati e colonizzatori moderni.

I veri viaggiatori si sporcano e sono vicini alle persone

Forse stai camminando tra le strade di un paese in via di sviluppo, dove probabilmente vicino a te c’è qualcuno che dorme per strada – e lo stai vedendo – e ti comporti come se fossi su una passerella a Parigi durante la settimana della moda.

Stai entrando in un tempio dove centinaia di devoti pregano, probabilmente anche entrarci è una mancanza di rispetto per i loro canoni, perché scattare una foto da copertina di moda proprio lì, è necessario per avere più likes?

Un mio professore diceva sempre:

Errare è umano, perseverare è diabolico

Infatti è l’insistenza o l’ostentazione che non comprendo. Ne parlavo con un’amica, che ha viaggiato parecchio, sia in India che in Asia. Ci sono paesi nei quali solo starci è un pugno allo stomaco. Chi va in questi posti, in linea di massima, non lo fa perché cerca la vacanza ma il viaggio con la V maiuscola. Quello che ti sconvolge le membra e il cuore, che ti rivolta dentro e fuori come un calzino e quando torni non sei davvero più quella della partenza.

Credit Matteo Benegiamo

Adesso, va bene evidenziare le qualità e mostrare le loro bellezze – ci mancherebbe – ma farli passare per mete facili e glamour proprio no, è da incoscienti. E nemmeno il contrario, ovviamente. Parto dal presupposto di essere una privilegiata ma, quando vado viaggio, non sento il bisogno di sbatterlo in faccia alla gente del posto. A quello ci pensa già il mio alone di benessere. Rabbrividisco quando, in India, mi chiamano Mam (Madam) e avrei voglia di gridare di smetterla, che non sono una colonizzatrice inglese del passato.

Ovviamente non lo faccio ma posso almeno cercare di essere rispettosa e questo implica anche sobrietà. A questo proposito, potrebbe interessarti l’articolo che ho scritto sull’abbigliamento consigliato in India e che potrebbe ispirarti, anche se non devi necessariamente partire in India.

Identikit del colonizzatore moderno (da prendere con le pinze come tutte le definizioni)

Caro colonizzatore moderno, o cara colonizzatrice moderna, non ce l’ho con te ma sono certa che divertiresti molto di più se abbandonassi questo ruolo – che forse nemmeno ti rendi conto di aver assunto – e torneresti a casa sicuramente con qualche vestito strappato ma con il cuore pieno di meraviglia. E questo ti darebbe molto di più che 100 k su Instagram e vestiti griffati.

In questi anni, soprattutto in India, ti ho visto da vicino e ho raccolto elementi a sufficienza per creare l’identikit della tua maschera.

Tipo 1: ti sbatto in faccia la povertà

Può essere il pensionato con il rolex al polso e la Reflex super costosa ostentata al collo, quello che ordina un drink davanti le reti cinesi in Kerala. Al suo fianco la moglie truccata e ben vestita. Gongolano quando la gente si rivolge a loro chiamandoli Sir e Madam. Sono quelli che acquistano souvenirs al triplo del prezzo e poi li appendono nel salone di casa, a testimonianza del loro viaggio esotico.

Non si sono mai sporcati le mani, hanno vissuto il loro viaggio in Oriente nella campana di vetro e si sentono tanto buoni perché hanno dato l’elemosina ai bambini. Guai se, però, i bambini hanno provato a toccarli. A quel punto un’espressione schifata si è palesata sui loro volti.

Tipo 2: mi vesto come te ma sono meglio

Non cambiano abbigliamento per vivere in armonia con la gente del posto e per rispetto della cultura e delle tradizioni locali. Loro scimmiottano e si vede lontano un miglio. Sono anche quelli, o quelle, che urlano sempre ai riskshaw drivers (a volte, alcuni, se lo meritano ma quando è troppo è troppo) e trattano gli autoctoni come dei deficienti.

Quelli che, quando tornano a casa loro, fanno gli esotici che hanno capito tutto della vita e sono superiori anche ai loro connazionali perché, loro, hanno viaggiato. Quelli con la puzza sotto il naso. Può essere una fase, ma se perdura è grave!

Tipo 3: faccio la foto da copertina nella baraccopoli

Che sia la baraccopoli di San Paolo del Brasile, o una strada di Delhi, sono vestiti fashion e fanno credere ai followers che il paese in via di sviluppo in cui si trovano sia un luogo patinato, da rivista di viaggio e possibilmente anche famiglia del Mulino Bianco. Oppure strizzano un occhiolino a Tiziano Terzani ammettendo che il luogo si, è un pugno nello stomaco, ma loro sono tanto fighi da affrontare tutto questo con glamour. E senza spettinarsi.

Ripeto, facciamo tutti le cazzate, ma perseverare è diabolico. Poi ognuno sceglie se vuole far il turista, il viaggiatore o il colonizzatore ma quello che conta è la consapevolezza, aver ben chiare le differenze e, soprattutto, non spacciare una cosa per un’altra.

Tipo 4: il moralizzatore, finto animalista

Potrebbe essere chi fa la passeggiata sull’elefante nella giungla o mangia insetti fritti in Vietnam per poi dispiacersi pubblicamente subito dopo – e sottolineo subito dopo, non in seguito ad un processo di consapevolezza – davanti ad una tigre in gabbia allo zoo. Se vuole vivere di contraddizioni fatti suoi, il problema è che fa la morale ai suoi followers.

Conclusioni

Ovviamente non si possono inserire delle persone in categorie prestabilite, qui stiamo parlando di schemi comportamentali che si celano dietro atteggiamenti plateali. E, fortunatamente, c’è anche l’altra faccia della medaglia.

Per quanto mi riguarda, nutro stima verso alcuni viaggiatori, blogger e influencer che, per il loro modo di porsi pubblicamente, a me trasmettono integrità e trasparenza. Hanno uno stile di viaggio differente tra loro, si propongono in modo ciascuno diverso e originale – perché hanno personalità e vite diverse – secondo me, meritano davvero.

Spero di conoscere sempre più viaggiatori e viaggiatrici appassionati, come quelli che, anni fa, mi ispirarono a viaggiare e conoscere in modo non sempre convenzionale ma più vicina alla terra e ai popoli che ospita. E di viaggiare in modo sempre più consapevole e che, tale consapevolezza, si rifletta sempre più nelle mie scelte quotidiane.

I viaggi consapevoli sono un importante strumento di evoluzione personale. 🙂

Una foto sfocata – ma un bellissimo ricordo – nella camera di questa coppia indiana nella guesthouse a Varanasi. Avevo indosso i vestiti peggiori ma caldi, intenta a pelare cipolle per la cena di Capodanno (finita prima di mezzanotte!).

 

Qual è il tuo modo di viaggiare, da chi ti lasci ispirare?

A presto e tanti viaggi consapevoli a chi li desidera! 🙂

xxx

Sara

 

 

 

 

Sara

Anima vagabonda, amo aggirarmi nelle medine arabe, nei templi indiani, nei borghi salentini o deserti sperduti nel mondo a sentimento, collegata con la Terra e il Cuore. Mi trovi anche sul progetto Sahara View Tours.

25 Risposte

  1. Clara Nubile ha detto:

    Saraaaa! Onoratissima di essere tra le tue ispirazioni “belle”.
    Condivido quello che scrivi in questo post. Io in India, anche quelle rare volte che sono uscita di casa vestita decente (ovvero con qualcosa di nuovo comprato là nei baazar, vestiti rigorosamente indiani, altro che cannottiere e gonne con spacchi!) dopo 5 minuti ero già scompigliata, sporca e sudata. Persino quando andavo ai festival letterari per lavoro, perché nel tragitto tra casa e taxi o risciò o autobus… mi saltavano addosso felici i miei amici cani di strada 😉 Per non parlare di quanto ho sudato a Delhi, e di quanto ero sfatta là se riguardo le vecchie foto. L’India ti si appiccica addosso, ti consuma, ti lascia proprio le orme addosso.
    Credo che ci voglia consapevolezza, anche quando si sceglie di postare foto o post o simili.
    Grazie di nuovo per avermi citata, amica mia.

    • Sara ha detto:

      Delhi = Delirio, lì raggiungo sempre l’apoteosi dell’essere sfatta. 😀
      A volte mi spavento guardando le mie foto indiane e non sto scherzando. Ricordo quando avete salvato quella cagnolina dai corvi, mi colpì molto il gesto.
      Grazie a te mia carissima amica. <3

  2. Manuela ha detto:

    Devo dire che il tuo articolo è stata una bella lettura,è un modo diverso di vedere i viaggi con il solo senso della scoperta…io purtroppo per il momento i miei viaggi sono più vicini,in Italia e più centrati sul relax…

  3. Chidvilas ha detto:

    Non mi sento ne un viaggiatore ne un turista, perchè non mi sento di appartenere in un posto e che sto viaggiando in un altro ne che lo sto visitando.Dovunque sono è casa mia e mi comporto di conseguenza.

  4. M.Claudia ha detto:

    Non sono una grande viaggiatrice, ma quel tipio di persone che tu descrivi così bene le ritrovo anche vicino a me. Persone così interessate ad avere l’aprovazione del mondo da restare vuote per quanto lontano possano andare.

  5. Noemi Bengala ha detto:

    Io come te non ho nulla contro il benessere e i divi ma anche io, come te, sono una di quelle che ama sporcarsi e vivere il posto intriso di odori e suoni locali. Forse si potrebbe pensare ad una via di mezzo anche se ancora non l’ho trovata.

    • Sara ha detto:

      Trovare il giusto equilibrio è, senza dubbio, importante. Un altro metro di misura è la felicità, quella vera, che ti sconvolge l’essere. Io sono tremendamente felice quando perdo l’aspetto composto (quel poco che ho) e, guardando allo specchio, vedo una selvaggia. 🙂

  6. Clara Nubile ha detto:

    A me è successo quasi vent’anni fa, a Bali, dopo due mesi in viaggio selvaggio, mi sono guardata allo specchio… e non lo facevo da settimana. Mi sentivo e mi vedevo così felicemente selvatica e selvaggia 🙂

    • Sara ha detto:

      Mi hai fatto ricordare quando ero in ashram, un posto sperduto nella giungla di Goa. Non avevo uno specchio nella capanna e quindi non mi guardavo mai. 🙂
      Certo, due mesi è un bel record. 🙂

  7. Roberto Forcina ha detto:

    Articolo come sempre…VERO! Viaggiare è qualcosa di esperienziale, si viaggia per conoscere ed immedesimarsi nella vita del luogo che si visita. Ci sono foto e foto… Se vogliamo che un viaggio sia esperienza credo proprio che le foto che facciamo non siano quelle “acchiappa like” bensì quelle che raccontino la realtà vera e che riporti a noi e a gli altri quello che il posto è veramente!

  8. sheila ha detto:

    ciao. Brava! Mi viene solo da dirti BRAVAAAA e farti un applauso.
    Io ho un cognato che ha viaggiato in solitaria per tutto il mondo che si è davvero sporcato in mezzo ai paesi poveri che ha avuto anche problemi di salute ed è stato soccorso nei paesi del terzo mondo, che è andato in Nepal e un tizio è morto sull’autobus per via dell’altitudine, delle poche abitudini igieniche dei luoghi dove l’acqua corrente ancora non c’è. Poche foto testimoniano queste esperienze di vita ma sicuro sono come le tue ricche di un paesaggio modesto e sconvolgente che spesso si tende a celare perché sono meglio luoghi perfetti da instagrammare anziché quelli veri … che invece spuntano ovunque intorno

  9. Simona ha detto:

    Io sono decisamente quella che non fa caso ai vestiti. Quando viaggio mi vesto comoda perché se devo stare attenta a dove metto i piedi, a non incastrami con il vestito, allora mi sembra di perdermi qualcosa del viaggio. A Cuba ad esempio ho fatto tantissime foto. Mi sono accorta solo al ritorno che in meno della metà ci sono io. La maggior parte delle foto mi vede dietro l’obiettivo e se invece io compaio, insieme a me c’è sempre qualche persona incontrata lungo il cammino. Amo le belle foto, questo lo devo dire, ma non sono assolutamente di quelle che riesce a programmare cosa mettere in valigia in base alla foto da scattare. A volte vorrei poterlo essere ma a volte penso che non mi sarei sentita a mio agio e allora meglio così!

  10. Cristiana ha detto:

    Non so, sono d’ accordo solo a metà. Sinceramente credo di non aver mai badato troppo ai turisti. Quando sono in un posto nuovo cerco di scoprirlo e immedesimarmi senza guardare come sono vestiti gli altri. Nei miei viaggi nei paesi in via di sviluppo ho sempre portato abiti semplici. Ma non ci vedo nulla di male ad andare nel deserto con gli shorts di Burberry se uno può permetterseli. Altra cosa sarenne andarci coi tacchi.

    • Sara ha detto:

      Ciao Cristiana, è chiaro che ci vuol sempre equilibrio e buon senso. Non sono gli abiti firmati il problema, se di problema vogliamo parlare. Andare in uno slum di tutto punto, ostentando lusso, però mi sembra uno schiaffo in faccia alla povertà (è solo un esempio) e così per le strade di Delhi o in un tempio. Ci sono altri luoghi, più adatti per le passerelle. 🙂
      Poi, per esempio, anche nei paesi in via di sviluppo ci sono i posti per ricchi, si può andare in quelli. Ci sono realtà molto delicate ed è segno di sensibilità e rispetto essere sobri. Ho un’amica che veste Versace ma lo fa con una semplicità tale, scegliendo capi talmente sobri da essere il massimo della discrezione e dell’eleganza. Non ostenta. Non ne farei una questione di brand ma di ostentazione. Pur non volendo guardare come sono vestiti gli altri, a volte sono gli altri a mettersi in scena e se ti camminano di fronte è impossibile non vederli. Lo stesso vale quando si sovraespongono sui social. 🙂 Ricordo benissimo una volta, in India: stavo camminando con tre altri viaggiatori e dei bambini di strada ci seguivano e prendevano la mano. Loro volevano avere solo il piacere di camminare al nostro fianco e questo li rendeva incredibilmente felice. Delle turiste, molto legate all’apparenza, di quelle che ostentano nei quartieri poveri, però non hanno gradito avere i bambini intorno, palesando un’espressione schifata. Scene del genere urtano la mia sensibilità, poi ditemi pure che sono esagerata. 🙂 Comunque ti ringrazio per aver espresso la tua opinione, avere pareri diversi può far nascere conversazioni costruttive.

  11. Silvia Faenza ha detto:

    Ciao! Molto interessante il tuo articolo, sinceramente non mi infastidiscono coloro che fanno i viaggi un po’ in stile vip, semplicemente mi trovo a non dargli molta attenzione. Amo viaggiare e adattarmi alla situazione, mi piace scoprire la cultura, inoltrarmi negli stili di vita del paese. Non saprei definirmi come viaggiatrice, semplicemente voglio scoprire, andare in giro e respirare l’aria e la vita del luogo in cui vado 🙂

  12. Gabriella ha detto:

    Sai che c’è… personalmente ho sempre evitato viaggi nei luoghi dove la povertà e la sofferenza sono ancora imperanti, non riuscirei a non intristirmi nel vedere la gente per strada morire di stenti o quasi…. che ci vuoi fare… sono troppo sensibile… ho quasi pianto anche in America quando ho visto gli Indiani…… mi son venuti in mente le stragi le sofferenze… dove vivono…..

    • Sara ha detto:

      Ti capisco moltissimo e amo i Nativi Americani, mi sento male solo a pensare al loro genocidio. Però ritengo che molte persone che ho incontrato in India, per esempio, abbiano anche molto da insegnare. Averne conosciuto tante, anche durante il progetto di volontariato a Varanasi, mi ha donato degli insegnamenti che porto con me tutti i giorni. Anche recentemente, quando la mia casa è stata allagata da un alluvione, e ne subisco ancora le conseguenze, ho pensato che comunque avevo un tetto e almeno al mia camera da letto al primo piano si era salvata. Perché quando incontri gente che vive per strada e ti dona comunque un sorriso spontaneo ti rendi conto che noi occidentali ci perdiamo, spesso e volentieri, in problemi futili.

  13. Maria Domenica Depalo ha detto:

    Ho letto con attenzione le tue parole e mi sono soffermata sulla differenza tra viaggio e vacanza. In apparenza così simili, in realtà sono eventi così diversi tra loro. Il viaggio ti cambia dentro mentre la vacanza non necessariamente. Personalmente preferisco il viaggio alla vacanza.
    Maria Domenica

    • Sara ha detto:

      Ciao Maria Domenica, sono diverse. È vero. Non ho nulla contro la vacanza purché responsabile, a me piace vivere la vacanza nell’arco di un viaggio. Alla fine è questione di gusti, io come te preferisco i viaggi. 🙂
      Poi posso capire che alcune persone abbiano esigenze diverse e magari lavorano tanto tutto l’anno, a quel punto una vacanza ci sta.

  14. Giordana ha detto:

    Quando ho che Elisa e Luca “ sono molto spontaneo” ho abbandonato la lettura! Non fanno altro che foto costruite della serie “amiamoci la vita è meravigliosa!” D le foto alla natura? E li metti sullo piano di Giulia Raciti! Allucinante!!!

    • Sara ha detto:

      Ciao Giordana, non amo parlare in questo modo polemico delle persone. Parlo con cognizione di causa perché li ho conosciuti di persona, lo stesso Giulia. Sono persone diverse con modi di essere e di proporsi diversi, come evidentemente lo siamo io e te. 🙂
      Non si tratta di mettere qualcuno su nessun piano perché questo blog non è un tribunale 😉
      Anzi Elisa e Luca, in quell’occasione, conobbero anche due dei miei maestri spirituali, passami il termine (che sono anche due viaggiatori incalliti) e furono carinissimi e umili, facendo tantissime domande. Li ho trovati molto semplici invece e realmente affiatati.
      Ti dico la mia ma di solito a toni d’attacco di questo genere evito persino di rispondere.

  15. Julia ha detto:

    A me fanno tanto ridere certe fotografie di persone in abito da sera in campagna, in cima alle montagne e via dicendo.. a loro discapito però mi è capitato spesa di vedere donne con i tacchi o uomini in giacca e cravatta in certi luoghi, non erano vip e men che meno sfegatati di Instagram, solo inconsapevoli di dove fossero.. secondo me.

    • Sara ha detto:

      Magari sono usciti credendo di andare in un posto e poi sono stati dirottati altrove dagli amici. 😀 Ogni volta che vedo delle donne con tacco 12 su sentieri da trekking mi sento male per loro. In quel caso sono quasi certa che non sapessero dove le stavano portando. 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!