Decomprimere in viaggio | Pensieri dal Marocco
Decomprimere in viaggio…
Sono in Marocco.
Precisamente a Marrakech, in un bel riad, dopo un tour di gruppo di cui sono stata coordinatrice.
Abbiamo attraversato dei paesaggi incantevoli e cangianti. Percorso strade sulle maestose montagne dell’Alto Atlante, costeggiato villaggi Amazigh (berberi, per intenderci meglio), raggiunto il Sahara. E camminato sulle sue dune spumose, che inondano corpo e vestiti con una miriade di granelli minuscoli e arancioni.
Abbiamo poi raggiunto l’oceano, accolti nella pittoresca Essaouira, patrimonio UNESCO. Il gruppo è già tornato in Italia, Mohamed è impegnato con un altro tour. Mi godo gli ultimi giorni in solitudine, tempo di decomprimere, metabolizzare, riflettere su ciò che è stato e che è.Infatti, se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni di viaggi (ormai ho una bella età eheh) e soprattutto quando stavo a lungo in India, è rallentare. Decomprimere.
Viaggiare a volte diventa come una droga, sei sotto l’ebbrezza di voler fare tutto, afferrare ogni cosa.
Pensavo: “Se resto in camera mi perdo qualcosa” e giravo come una trottola a destra e manca. Poi, Varanasi, la città sacra per eccellenza, mi diede una bella botta.Nonostante avessi già dei viaggi alle spalle (e in India è tutto una meditazione in movimento continua, mi insegnarono i miei maestri di meditazione nel 2013) presi degli aspetti sottogamba e crollai, insieme ai miei compagni di viaggio.
Per fortuna mi ripresi per prima. Almeno potevo aiutarli (sono sempre stata molto materna, sarà perché sono del cancro, chissà?) comprare l’acqua, perché diventi come un’unica entità di gruppo. (E nei gruppi, nelle comunità, ci sono cresciuta fin da piccola, conosco i meccanismi).Ogni volta che viaggio devo ricordarmi di stare un po’ in camera, riposarmi, decomprimere, sennò poi il corpo cede. Questo l’ho fatto anche durante il tour. Mi concedo momenti off che possono essere: un hammam, un massaggio, una lettura, un frullato gustato con estrema lentezza in un localino delizioso, la sosta nella natura, in un parco.
Mi dico di non assaggiare ogni cosa mi attiri. Di stare con quello che c’è. Perderò sempre e comunque qualcosa, ma va bene così.
Dopotutto mi piace viaggiare anche per il minimalismo che richiede e ricerco. Valigia piccola, pochi oggetti, tempo da dedicare solo all’essere.Poi si ritornerà ai doveri, alla routine e mi piace perché questo mi radica.
Ho provato a vivere viaggiando, saltare gli inverni, ma mi stancava incredibilmente.Ho bisogno di vivere le stagioni (per quanto sia possibile oggi). Anche le stagioni insegnano a decomprimere, credo che il corpo e la mente ne abbiano bisogno.
Cosa ne pensi?
Alla prossima puntata con DrinkFromLife!
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