Cronache di viaggio in Marocco
Traveling it gives you home in thousand strange places then leaves you a stranger in your own land. Ibn Battuta
Il viaggiare, il viaggio, ti dona casa in centinaia, migliaia, di luoghi per poi farti sentire uno straniero nella tua terra. Questo è il concetto. Quanto è vero.
Cronache di viaggio in Marocco, un diario intimo
Ogni tanto ho bisogno di scrivere quassù senza preoccuparmi della seo, solo per il gusto di lasciare memoria di sensazioni, ricordi, bellezza. Riguardo l’ultimo spostamento, ecco le mie cronache di viaggio in Marocco
Di questa avventura ricorderò il viaggio della speranza. Perché dal Salento tutto è lontano. “Come Merzouga” dice spesso M. dal deserto.
Ma soprattutto le risate con M., perché senza contatto umano non è viaggio. Il pomeriggio in cui ci siamo sfondati di frutta secca, fuori il sole potente. Disegnare insieme i tours. La tempesta di sabbia in città. “Hai portato il deserto qui a Marrakech”. Trovarsi nella tempesta di sabbia di sera. Il tassista che sembrava danzare alla guida, preso dalla musica alla radio, ma comunque attento.
Il cibo preparato in casa e quello nei posticini semplici. Il tè alla menta al Café France, il pavone. Il suono del treno, giorno e notte, a due passi da casa.
La scottatura sul naso e sui polsi. Come un naso da pagliaccio e due braccialetti rossi. I profumi nella medina, che si intrecciano tra loro e danzano insieme alla luce che filtra dal cielo, creando raffinati giochi di luce, che sembrano ricami divini.
Il canto del muezzin, con gli uomini chini sui tappeti, in piazza Jemaa El Fna, io che mi commuovo davanti alla scena. E poi mi commuovo in taxi e per poco non scoppio a piangere, per la cura e la dolcezza che avverto. Mi succede ogni volta, in Marocco.
Vedere persone, nei punti più impensabili, srotolare i tappeti e pregare sinceramente.
Il simbolo delle farmacie con la luna e una stellina. Mezzi di trasporto a metà tra ape e moto, con tanto di tettuccio. Le bombole del gas colorate, adagiate nei luoghi più impensabili. I negozietti con i prodotti impilati con cura, che sembrano tirarti dentro, ipnotizzanti. Il pane arabo, buono, e ogni volta tiro via la mollica come mi ha insegnato M. La frutta dolce. Datteri, di colori e gusti diversi, ovunque. La calligrafia araba sui cartelloni, i caratteri Amazigh e poi una nuova parola che imparo, sempre in lingua Amazigh.
Per strada tutti si chiedono come stanno a vicenda, come sta la famiglia, se va tutto bene. Labas biker Alhamdulillah. La Pace sia con Te. Salam Aleykum.
Il Marocco non è perfetto, dubito esistano luoghi perfetti, e mi piace anche per questo. Perché è stimolante per una come me, curiosa e amante del nuovo. È autentico e genuino e questo mi basta. A volte sembra che le persone ti leggano nella mente, forse è così perché ti rispondono mentre, nella tua mente, stai ancora formulando la domanda. (Credo che ci siamo trovati, il Marocco ed io, per tanti motivi. A volte anch’io rispondo in anticipo, oppure chiamo qualcuno che poi, con sua sorpresa dice: “Ti stavo pensando”).
L’accoglienza e la cortesia che trovo, l’ospitalità, sono preziose e inestimabili. Che dire se non grazie?
Chokran, dal profondo del cuore.
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Alla prossima avventura con drinkfromlife!