Percorso di meditazione | Viaggio non viaggio verso il centro

Percorso di meditazione
Riflettevo, in questi giorni, che a luglio saranno 10 12 anni del mio percorso di meditazione consapevole nella mia vita.
In questo periodo non mi sono illuminata, non ho raggiunto la perfezione, non sono diventata santa sulla terra. Anzi come disse una mia amica: “Dopo tanti anni sono ancora qui, sono una ripetente!” 🙂 Eppure so da dove sono partita e so per certo di aver lavorato sodo su me stessa in tutto questo tempo, mettendomi in gioco – utilizzo la parola lavorare ma non si tratta di un lavoro vero e proprio perché anche la parola lavoro trasmette un’idea di tensione, piuttosto di un viaggio/non viaggio verso il centro, la vera essenza.
Questo, per quello che mi riguarda, può saperlo in gran parte solo chi vive con me questo percorso di meditazione, chi mi ha vista arrivare, abbastanza confusa, e crescere, e non solo anagraficamente.
Si parla tanto di spiritualità, negli ultimi anni c’è stato il boom della new age. Praticare è un’altra cosa e non ho mai desiderato essere una che legge e basta (per quanto ami leggere) e/o una che parla di cose astratte (per quanto sia una tipa fantasiosa). Anzi, sto diventando insofferente ad alcune espressioni, ad atteggimenti troppo spirituali.
Amo, invece, sperimentare in prima persona, lavorare sul corpo. Da questa spinta è iniziato il mio percorso di meditazione. Di base il mio ego mi porterebbe a fare tutto da sola ma mi sono stupita e spiazzata quando la mia voce interiore, 12 anni fa, ha detto che era importante avere Fiducia in qualcuno che ne sapeva più di me nel campo e poteva trasmettermi delle tecniche di meditazione preziose per andare verso il centro.
Nell’era dei tutorial, la conoscenza diretta ha più che mai un valore.

Immagine da wikihow
L’arte dell’abbandono
Diffido da chi vuol fare proselitismo e vuole vendermi qualcosa, da chi si pone su un piedistallo, e anche da chi mi pone, o su un palcoscenico anche se pur immaginario, da chi non vorrebbe rendermi indipendente ma dipendente. Diffido da chi accetta di essere chiamato maestro. Eppure intraprendendo un percorso di meditazione ne ho viste di tutti i colori. 🙂
La vita ha messo sul mio cammino, varcando la soglia di quel centro, una persona che ha lavorato su se stessa come sto facendo io da qualche tempo. Lei mi ha offerto degli strumenti, ha condiviso delle tecniche e mi ha donato ascolto e presenza – che non è poco.
E mi ha detto, in qualche modo, che tutto il resto avrei dovuto farlo da sola, che mi poteva portare solo fino a un certo punto. Non mi ha indorato la pillola, non mi ha ammaliata con racconti smielati. Anzi! Ma non finisce qui, dopo un po’ di tempo mi sono spiazzata ancora abbandonandomi a un maestro. Non è come molti pensano, non significa prendere parte di una setta e diventare discepoli. Rabbrividisco solo all’idea.
Abbandonarsi ad un maestro: cosa significa per me
Forse in alcuni casi è così ma non nel mio e non con il mio maestro. Abbandonarsi a un maestro per me significa lasciarsi andare andare alla vita, saltare nel vuoto, permettersi di essere oltre i condizionamenti ricevuti, oltre le dottrine. La foto del maestro sul mio mala (il mala è una sorta di rosario per fartela molto molto semplice) diventa un riflesso della mia divinità interiore, della mia natura di Buddha. Mi rimanda a chi sono davvero, o cosa sono.

Nel deserto del Thar… let go
Ma cos’è la meditazione?
Facciamo un passo indietro…
Prima di tutto cosa non è la meditazione. La meditazione non è controllo mentale perché solo la mente può controllare la mente e questo controllo è stancante. Se stai controllando la mente non stai meditando, probabilmente stai facendo altro anche se con le migliori intenzioni. Se stai focalzzando nemmeno stai meditando.
Meditazione: di cosa si tratta?
Tutto ciò che ha a che fare con la parola controllo non è meditazione. La meditazione, invece, avviene al di là della mente, è trascendere la mente, e questo lo dicono i grandi maestri, è permettersi di essere vuoti come una canna di bambù. Non lo dico io anche se nel mio piccolo lo sperimento.
Ma leggiamo chi ne sa molto di più di me.
Essere con te stesso è meditazione
Una volta entrato dentro, inizia la meditazione. Meditare è la capacità di essere solo con gioia, di essere felice con te stesso, di essere in tua compagnia, di essere in meditazione con te. Quando sei in meditazione non hai bisogno degli altri: la gioia d’essere soli, non la miseria della solitudine, è meditazione …La meditazione in oriente non è ciò che viene inteso in occidente, in occidente meditazione significa contemplazione: meditare su Dio, sulla verità, sull’amore…In oriente la meditazione ha un’implicazione totalmente diversa, l’opposto di quello che ha in occidente. In oriente indica la mancanza d’oggetti, l’assenza di contenuto nella mente, non è meditare su qualcosa ma lasciar cadere tutto: neti,neti, né questo né quello.Meditare è svuotarsi totalmente da tutti i contenuti. Quando non ci sono pensieri che si muovono dentro allora c’è immobilità: questa è meditazione. Nemmeno una piccola increspatura esiste nel lago della tua consapevolezza, è silenzioso, assolutamente fermo: quella è meditazione. Allora saprai cos’è la verità, l’amore, la divinità.Osho, The Dhammapada: The Way of the Buddha, Vol. 6, Talk #1Immagine da web
Sperimentare
Soprattutto non si può spiegare la meditazione, per comprendere si può solo praticare. Certo, si può meditare lavando i piatti, stendendo il bucato, cucinando, questo accade. Ma la mente è furba, conosce mille sotterfugi e sa sempre come aggirare… sa anche come farci credere di essere persone spirituali mentre ci sta depistando alla grande per paura di perdere il Controllo.
Per paura di morire. Sa ammaliarci pure con pensieri elevati e con milioni di trucchetti. La sa lunga insomma. Poiché non sono certo un’illuminata preferisco continuare con le tecniche, senza diventarne dipendente, e portare quell’energia pulita per tutto il resto della giornata.
Non sono perfetta, e non ambisco a diventarlo, a volte mi arrabbio e mi scappa pure una parolaccia. Sono umana, umanissima. Ma mi chiedo come sarei adesso senza questi 10 anni di meditazione e gruppi vari alle spalle. Sicuramente la qualità della mia vita è cambiata, sono più spontanea e vicina a me stessa. Qualcuno anni fa mi fece l’esempio della cipolla, uno strato cade dopo l’altro… è un continuo spogliarsi. Questo significa anche essere assolutamente vulnerabili, per questo la meditazione è anche la via del Coraggio.
Non mancano i momenti:”Chi me l’ha fatta fare?”, ma durano frazioni di secondo. La meditazione per me è la base e ne sono così entusiasta che questo post nasce dalla voglia di condividere questo strumento prezioso. Come disse un amico che la sa lunga, meditatore da tantissimi anni: “La meditazione costruisce come un muro di consapevolezza”.
Provare per credere.
Hai mai meditato? Ti piacerebbe farlo? Raccontaci il tuo percoso di meditazione nei commenti.
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Sara Chandana
Quelle rare volte che ci riesco veramente, per me è uno stato di grazia. Ma ripeto, raramente. Però è un percorso così *sano* e interessante, mi dona molta serenità, nonostante tutto…
Sono d’accordo, è un percorso *sano*. Per quanto mi riguarda devo aggiungere che a volte rendermi conto dei miei meccanismi mentali è anche scioccante ma voglio la Verità, quindi ben venga. Grazie per la tua condivisione, ti abbraccio.