Support farmers | La grande protesta oscurata dai media
Support farmers
Viaggiare significa anche innamorarsi dei luoghi che ci ospitano e regalano emozioni, informarsi su di essi, evolversi grazie a loro, non solo prendere, ma anche dare. Ti racconto cosa succede in India, meta del cuore, in questo periodo.
Support farmers è l’ashtag che si sta diffondendo sui social per supportare la protesta dei contadini indiani in atto in questo periodo.
In India, infatti, si sta svolgendo in questi giorni quella che è stata definita la più grande protesta della storia. Eppure i giornali e la tv non ne parlano, concentrati sempre sugli stessi argomenti.
Mi sento di condividere quello che sta accadendo perché questo blog è profondamente legato all’India e quando viaggio mi piace conoscere diversi aspetti del luogo ospitante. Una volta tornata a casa continuo a cercare informazioni, leggere. È anche un modo per continuare a viaggiare da casa e conoscere.
Cosa sta succedendo in India?
Quella che viene considerata la più grande democrazia al mondo sta dimostrando di avere molte falle. So che ci piace avere una visione patinata dell’India, complice anche messaggi distorti mostrati sui social, ma l’amore include il pacchetto completo, con lati luminosi e lati oscuri. E non è tutto rose e fiori nell’incredibile India. Vogliamo fare finta di niente?
Ben 250 milioni di persone protestano, da circa due mesi, a causa di tre leggi di liberalizzazione che il governo indiano ha adottato il 27 settembre 2020 e che penalizzano gli agricoltori.
In base a questi provvedimenti, non ci saranno più i prezzi minimi garantiti dei prodotti agricoli. Le aziende private possono, quindi, comprare i raccolti a prezzi irrisori.
In parole semplici: il governo indiano, a settembre 2020, ha deciso di liberalizzare il commercio dei prodotti agricoli. Questo significa permettere alle multinazionali di annientare i piccoli agricoltori (e significa anche molti suicidi in preda alla disperazione).
Molti di loro di sono recati nella capitale, New Delhi, a bordo dei loro trattori e camion, ma anche altri mezzi, per protestare pacificamente. Con scorte di cibo per ben 6 mesi, sono pronti a restare lì finchè le loro voci non verranno ascoltate.
Le donne sono rimaste a casa a continuare il lavoro nei campi e prendersi cura delle famiglie. In tutto questo forse noi siamo a casa, magari al calduccio, a preparare pranzetti proprio con le spezie e il riso che provengono dall’India, con indosso il cotone indiano.
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Support farmers: il governo indiano non lo fa
Sembra che il governo di quella che viene considerata la più grande democrazia al mondo, invece di ascoltare le voci dei contadini stia costringendo le forze dell’ordine a utilizzare misure antidemocratiche e punitive. Per annullare la protesta sta facendo utilizzare ogni metodo, violenza compresa con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, manganelli. Tantissime sono le foto diffuse su instagram, le illustrazioni, che testimoniano quanto sta accadendo.
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Just becouse we are farmers doesn’t mean we are uneducated. Even if we were, we still understand our farms and crops more than the people in power (in India) who make these bills.
I media ignorano la protesta
Nessuno ne parla in Italia, se ci fate caso.
Altrove gli agricoltori vengono fatti passare per terroristi (un vecchio trucchetto dei media, utilizzato, spesso e volentieri, in tutto il mondo. Quando non è comodo si utilizza abbondantemente, e spesso ingiustamente, la parola terrorista), manifestanti antinazionalisti.
No farmers no food
Questo è lo slogan che i rappresentanti della comunità Sikh, ma non solo, scrivono, o stampano, sui cartelloni che espongono. La voce si sta diffondendo anche sui social e ashtag come no farmers no food si stanno moltiplicando, ma è importante che sempre più persone sensibilizzino a quanto accade.
Questa protesta riguarda tutti noi e tutte le categorie invisibili, ma che invece sono fondamentali per la nostra società. Si tratta di dare voce a chi ce l’ha ma viene censurato, non ascoltato, ignorato.
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L’India è più vicina di quello che tu possa pensare. Infatti è:
- La terza produttrice di farmaci al mondo
- Il più grande fornitore di piante utilizzate a scopo medicinale
- Fornisce anche ingredienti per la medicina naturale
- Molti prodotti sulla tua tavola sono indiani (riso basmati, zucchero di canna, avena, anacardi, tè nero, caffè ecc.)
- L’India produce il 70% delle spezie utilizzate al mondo
- L’India è la più grande produttrice di cotone al mondo
- Produce anche denim, lana, seta, tessuto sintetico
No farmers no food: mai sottovalutare il potere della sensibilizzazione
I contadini devono sapere di non essere soli. Se non fosse per loro, gli agricoltori di tutto il mondo, cosa mangeremmo? Supportando loro, supportiamo tutta la categoria nel mondo. Puoi sostenere : scrivendo post sui social con i seguenti ashtag: #nofarmersnofood #farmersprotest #standwithfarmers #Isupportfarmers e utilizzando la tua creatività.
Scrivendo sui social di Narendra Modi, il primo ministro indiano, lo slogan Support Farmers, magari allegando l’emoticon con la bandiera del proprio paese, per far sapere che l’eco della protesta è giunto dall’altra parte del mondo.
Informandoti e facendo sentire la tua voce.
O condividendo questo articolo e allegando ad esso la frase/ashtag support farmers.
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Abbiamo un grande potere in mano con i social, non sottovalutiamo il potere del passaparola. Inoltre, chi viaggia, ha una responsabilità nei confronti dei luoghi che vive, ama, visita.
Sono venuta a conoscenza di tutto questo tramite i social. Ho letto molte di queste informazioni dal profilo instagram punjabdikisani, community che supporta la protesta degli agricoltori indiani dall’Italia e sta facendo un rande lavoro di diffusione.
E che ringrazio.
Invito a visitarla e supportarla.
Support farmers!