Beatles ashram: un gioiello dimenticato

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Il Beatles ashram, in origine International Academy of Meditation, si trova in India, a Rishikesh. È stato soprannominato in questo modo a causa di un intenso soggiorno dei 4 mitici baronetti di Liverpool. Il loro scopo di viaggio era quello di praticare la meditazione trascendentale con Maharishi Mahesh Yogi. Si tratta di un guru indiano che oltre ai Beatles è stato seguito, al tempo dai Beach Boys, Mick Jagger, Mia Farrow (che ci andò con sorella e fratello) e altri nomi ancora noti dello star system.

Non combattere l’oscurità, porta la luce e l’oscurità scomparirà

Maharishi Mahesh Yogi

La scoperta

Conoscevo l’esistenza di questo spazio da tempo. Sono appassionata di musica e India. I Beatles mi piacciono fin da piccina, ma non sapevo quanto l’ashram, o quel che ne resta, sarebbe divenuto importante per me. Quando ho vissuto a Rishikesh oltre un mese, per studiare yoga, è stato un rifugio nel silenzio, un inno alla scoperta, una dolce evasione. La mia scuola di yoga tradizionale (anche nell’abbigliamento, nel dress code, di noi allievi, perché lo yoga negli ultimi tempi è stato parecchio glamourizzato) si trovava nella parte antica di Rishikesh.

A Ram Jhula che è anche uno dei due ponti percorribili, e coreografici, qui in zona. Lì vicino è situato anche il celebre ashram Parmarth Niketan, riconoscibile per le bellissime statue che rappresentano divinità indiane e un grande Hanuman, il dio scimmia che porta nel cuore, con devozione, Sita e Rama. Di fronte questo luogo di meditazione, ogni sera, si svolge una puja, una cerimonia molto suggestiva sulla riva del Gange. Nella stessa ora, ce ne sono anche altre molto piccole, altrettanto luminose e colme di bellezza. E quella poesia che solo l’India sa dare.

 

Come arrivare al Beatles ashram

Il Beatles ashram si trova, in linea d’aria, molto vicino a questi punti di riferimento, completamente immerso nella natura. Per raggiungerlo si percorre una bella passeggiata allontanandosi dalla zona abitata, inoltrandosi verso un Gange che si fa deserto di preghiera. Perché non trovi nessuno, se non qualche creatura della natura o sadhu in ritiro nella sua capanna, costruita con mani operose e antiche. Quelli che hanno lasciato tutto per seguire il sentiero della ricerca della verità. Qualche segnaletica, fatta a mano, indica la direzione. Per entrare in ashram, che nel frattempo è stato espropriato dal governo indiano, si paga un ingresso che nel 2018 era di 150 rupie per i turisti indiani, con sconti per cittadini senior o studenti e 600 rupie per i turisti.

Una breve nota: in India tutti gli ingressi a monumenti e attrazioni hanno prezzi diversi per i locali e per i turisti.

Non è un luogo per chiunque

Qualcuno potrà non sentire la motivazione di andare in un luogo fatiscente, abbandonato. Andarci solo perché si chiama Beatles ashram? Capisco. La verità è che mi muovo sempre seguendo la pancia, il mio fiuto da esploratrice, e l’ho trovato poetico, nonostante il dispiacere per l’incuria in cui versa ed è impossibile negarlo. Ma c’è la natura che mostra la sua potenza, sovrastando su tutto e prendendosi con il suo verde brillante, quel verde india che ha una tavolozza di tonalità (rossoindia, fucsiaindia, arancioindia) mai viste prima, ogni spazio. Ed un’energia incredibile.

Si può camminare a lungo da soli, indisturbati, sostare nei piccoli bungalow di meditazione che ricordano vagamente le pajare salentine, o i trulli di Alberobello, sognare, meditare, esplorare, praticare yoga. Per me il Beatles ashram è stato una bellissima scoperta, ho fantasticato su come potesse essere al tempo – nel 1968 – vivere lì. Mi sono sorpresa a riflettere sulla genuinità di 4 ragazzi che intraprendono un lungo viaggio per andare nell’India del loro guru, insieme a mogli e compagne, per meditare e poi mettere in discussione tutto. Anche lo stesso guru. E mettersi in discussione.

Inoltre, si sa che l’India scuote ed i suoi strumenti per farlo sono innumerevoli, spesso passano attraverso guru, veri o falsi che siano. Sono stata anch’io negli ashram, da uno sono scappata come i Beatles, ma ho imparato la lezione che terrò nel cuore. E nutro tenerezza nei confronti della guida yogica del tempo. Dopotutto i guru, che siano veri o falsi, appunto, si prendono un bel carico sulle spalle.

Beatles ashram: una dimensione interiore

Quando ripenso alle mie passeggiate nell’ashram, insieme ai compagni del corso di yoga, o persone che ho conosciuto in Italia, in contesti particolari, e che si sono materializzate lì (altra magia dell’India che fa apparire persone che non immagineresti mai, all’improvviso) non posso fare a meno di pensare ad una dimensione dell’essere, selvatica, e provare gratitudine verso i miei compagni di viaggio, del tempo. Mi sembra di rivedere G. suonare la chitarra in un piccolo padiglione, mentre la pioggia inizia a scendere, ed è Natale. E, allora, I. inizia a danzare, felice, mentre qualche turista indiano le scatta fotografie, per poi inviargliele via mail. Intanto A., passa con il suo zainetto, ed allora è impossibile sapere che, nel futuro, lo avremmo incontrato al Rainbow Europeo sulle Alpi, tempo dopo.

Oppure quel giorno in cui, semplicemente, come ipnotizzati, uscimmo dalla scuola di yoga per andare all’ashram ed entrammo in una delle tante casette di meditazione – chissà chi ha alloggiato dentro al tempo – per ritrovarci, poi, a salire le scale interne. E sederci sul tetto ad ascoltare il suono del Gange, a pochi metri da noi. In silenzio. E il verde dell’India accarezzava l’aura dei nostri corpi, smuoveva le nostre viscere, rimescolava tutto con il suo incantesimo.

L’India può essere una strega tessitrice, buona o cattiva, o tutte e due, e ti lega per sempre con milioni di fili. L’India ti possiede, ipnotizza e puoi solo illuderti di avere il controllo, muove tutto lei.

Architetture moderne in una terra antica e sapiente

Camminando nel Beatles ashram ho avuto la sensazione di vivere due tempi, contemporaneamente. Alcune architetture sono quelle antiche, tipiche dell’India, altre così futuristiche da sentirti all’interno di uno di quei film strambi e profondi al tempo stesso come Nirvana di Gabriele Salvatores. Impossibile non rendersi conto che questo luogo è stato progettato in armonia con la natura, e la dimensione indiana. Le piccole costruzioni sono perfettamente incastonate nello scenario.

Sembra di percorrere i sentieri di una terra promessa che è stata investita da una una maledizione, quella dei giochi di potere. Giochi che riescono ad entrare anche nei contesti più belli e luminosi e distruggerli, se non ci sono solide fondamenta. Definitivamente, questo luogo attraverso le sue rovine può insegnare tantissimo. A distanza di anni dalle mie visite, continua a mostrarmi moltissimo.

Felice al Beatles ashram: ci sono stata davvero!

Conclusioni

Ogni luogo ha la sua storia e può insegnarci che possiamo trasformare le nostre ispirazioni in benedizioni o maledizioni. La stessa destinazione, vista da altri occhi, rappresenta una dimensione totalmente diversa perché diversi sono gli occhi di chi guarda, i vissuti e persino i passi e le intenzioni.

Sara

Sara

Anima vagabonda, amo aggirarmi nelle medine arabe, nei templi indiani, nei borghi salentini o deserti sperduti nel mondo a sentimento, collegata con la Terra e il Cuore. Mi trovi anche sul progetto Sahara View Tours.

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